venerdì 18 novembre 2011
Noi due - streaming
Sulle note di "Svegliarsi la mattina" degli Zero Assoluto, invadenti fino alla nausea e involontariamente comiche (forse a causa della parodia creata dalla Gialappa's, incentrata sul motivetto "Duru duru du du" della canzone), due diciottenni diversissimi, lui appassionato di moto e di Vasco e lei pianista che ascolta solo Bach, si incontrano per caso, passano la notte a guardare le stelle, si baciano e finiscono per innamorarsi perdutamente. Come nelle migliori tradizioni di amori impossibili c'è però un problema: Greta ha una malattia al cuore e, quando la situazione si aggrava, fa di tutto per allontanare Jack dalla sua vita. Non vuole legami perché non sa se avrà un futuro. Ma quando il ragazzo capirà la situazione si prenderà cura di lei e la convincerà ad affrontare un'operazione che potrebbe salvarle la vita.
Liberamente ispirato al romanzo "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" di Enrico Brizzi; così scrivono i titoli di apertura di Noi due. Ora, decidere di portare sul piccolo schermo le pagine di Brizzi vuol dire lanciare una sfida ad una schiera di adolescenti arrabbiati che ha tanto amato quel libro. E se più di dieci anni fa ci aveva provato Enza Negroni realizzando un film dignitoso e sincero, non si può dire lo stesso per l'esordio di Massimo Coglitore. Non solo perché dell'atmosfera annoiata e ribelle della Bologna del libro non è rimasto praticamente nulla, ma anche e soprattutto perché Jack (Federico Costantini) e Greta (Giulia Steigerwalt) riescono a negare su tutti i fronti quella freschezza mista a ribellione che rendeva fascinoso il "vecchio Alex" di Brizzi. Qui si fa tutt'altro. Sulla base di una sceneggiatura fin troppo programmata a tavolino, le vicende dei due giovani protagonisti aderiscono audacemente agli stilemi dei teen movie, quelli che hanno fatto la fortuna di Tre metri sopra il cielo e della serie di Notte prima degli esami. I dialoghi tra i due sono un continuo botta e risposta, languido e banalotto, uno scambio di pensieri sempre uguale che non aiuta all'evoluzione dei personaggi. Entrambi rimangono impigliati nello stereotipo del "bello e dannato" e della "borghese perbenista" ma è facile pensare che sarebbe bastato poco per fare di meglio. Andare un po' più in profondità nella psicologia dei personaggi (anche nella recitazione come fa Bigagli, l'unico di tutto il cast a spiccare per bravura) avrebbe voluto dire soppesare le parole ed evitare baci prevedibili, frasi scontate e azioni romantiche prive di sorprese. Tramonti rossi e lune azzurre che, così fosforescenti, non si sono mai visti, fanno quindi da sfondo ad una storia d'amore languida e strappalacrime, macchiata anche dalla presenza di una malattia. In questo senso, il finale aperto - espediente di una sceneggiatura che non sa dove andare - ha tutto il sapore di una scelta fatta apposta per risparmiarsi l'accusa di un eccesso di buonismo, che, comunque, imperversa in tutto il resto della fiction.
Un film pensato e dedicato agli under 18, un po' inutile e malfattore, dove l'unica cosa che funziona è il nuovo idolo delle ragazzine Federico Costantini, ormai garanzia di successo nelle file delle più giovani. Un miscuglio di melodie strappalacrime e vezzeggiativi adolescenziali che si perde nel "Duru duru du du" della colonna sonora. Quel che rimane è solo un omaggio legittimo alla vitalità dei sogni perché nella vita si può e si deve sognare. Ma è anche importante capire come.
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