- Sta per farsi spazio nelle nostre librerie un nuovo romanzo di Jodi Picoult di cui la Corbaccio ha già pubblicato vari titoli tra cui La custode di mia sorella. Con questa nuova uscita, Intenso come un ricordo, vedremo l'autrice affrontare il tema dell'Olocausto.
Autore - Jodi Picoult
Collana - Corbaccio
Uscita - 26 Giugno
Dettagli - 480 pagine,
libro cartonato con sovraccoperta
Prezzo - 16,40 €
ISBN -
9788863807868
Disponibile la lettura delle prime pagine QUI
Josef
Weber è un vecchietto adorabile ma che in realtà nasconde un atroce segreto…
Sage Singer è
una ragazza solitaria. Evita ogni contatto col mondo, nasconde il proprio volto
sfregiato in seguito a un incidente, si rifugia in una relazione clandestina
con un uomo sposato. Ha scelto di fare la panettiera, soprattutto per lavorare
di notte, nell’isolamento della sua cucina. L’unico a fare breccia nella
prigione quotidiana in cui si è rinchiusa Sage è un anziano signore di origine
tedesca, Josef Weber, benvoluto da tutti nella piccola comunità in cui vive. Ma
un giorno Josef rivela alla ragazza un segreto terribile, confessandole il suo
passato di ss e carnefice ad
Auschwitz. Non solo, le chiede il perdono per i suoi crimini e, infine, di
aiutarlo a morire. Sage, di famiglia ebraica ma atea, è tormentata da un
dilemma atroce: sua nonna, Minka, è una sopravvissuta dei campi di
concentramento, e solo settant’anni dopo quell’esperienza svela alla nipote il
baratro in cui è sprofondata durante la deportazione.
Come si può
reagire quando si capisce che la persona che ha di fronte incarna il male
assoluto? E’ possibile cancellare un passato criminoso con un comportamento
irreprensibile? Si ha il diritto di offrire perdono anche se non si è la
vittima diretta di un’ingiustizia? E… qualora Sage accogliesse la richiesta di
Weber, si tratterebbe di vendetta… o di giustizia?
Più voci narranti
si alternano nella scrittura di Jodi Picoult, come sempre magistrale nel
riannodare il filo dei ricordi sepolti nel passato e delle emozioni che agitano
il presente. E la chiave, ancora una volta, sta nella potenza della narrazione:
«Un racconto può essere molto potente. Può cambiare il corso della storia. Può
salvare una vita. Ma può anche essere un buco nero, o le sabbie mobili, in cui
si rimane impantanati, incapaci di scrivere per liberarsi». Sta a noi, alla
nostra coscienza, scegliere la strada da prendere.
Jodi Picoult, la regina delle classifiche americane, vive ad Hanover, New Hampshire,
con il marito e i tre figli.
Nel 1992 ha
scritto il suo primo libro. Da allora ha scritto 23 romanzi.
I suoi libri sono pubblicati in 35 paesi.
Ha vinto
numerosi premi letterari fra cui il New England Bookseller Award for Fiction,
il Book Browse Diamond Award, il Fearless Fiction Award, il Virginia Reader’s
Choice Award e molti altri ancora americani e inglesi.
Intenso come un
ricordo, in pochi mesi, ha venduto Negli Stati Uniti più di 1
milione di copie.
In Italia,
Corbaccio ha pubblicato La custode di mia sorella, Il colore della
neve, Senza lasciare traccia, Diciannove minuti, Un nuovo
battito, La bambina di vetro, Le case degli altri e L’altra
famiglia (tutti anche in edizione TEA).
«Questo mio
libro è veramente diverso da tutti gli altri che ho scritto. ci ho messo tutta
me stessa.» Un romanzo unico, l’autrice spiega perché:
So
che ci sono milioni di libri sull’Olocausto, ma come figlia di genitori ebrei e
come scrittrice, credo di avere il dovere di dare voce a tante storie, storie che
ancora aspettano una voce, e lo faccio nel modo che mi riesce meglio.
Un
terzo del romanzo si svolge più di settant’anni fa. Lo spunto mi è venuto dalla
lettura di Il girasole di Simon Wiesenthal, nel quale l’autore racconta
la sua prigionia in un campo di concentramento e di quando fu portato al
cospetto di un nazista in punto di morte che voleva confessare le atrocità
commesse e ottenere il perdono da un ebreo. Il dilemma etico che ha dovuto
affrontare Wiesenthal è stato oggetto di innumerevoli analisi filosofiche e
morali sulle dinamiche esistenti tra le vittime del genocidio e i carnefici, e
mi ha fatto pensare a cosa sarebbe successo se la stessa richiesta di perdono
venisse fatta molti decenni dopo alla nipote di una vittima.
Per
scriverlo non solo ho letto centinaia di testimonianze, ma ho personalmente
intervistato i sopravvissuti o i loro figli e nipoti. Ho ascoltato storie
terribili, come quella del piccolo Bernie che si è fatto promettere dalla madre
che gli avrebbero sparato nel petto e non in testa… Vi immaginate come si sente
una madre che deve fare una promessa simile? O di Gerda, sopravvissuta alle
marce della morte solo perché il padre era riuscito a dirle, prima che li
prendessero, di non mettersi le scarpe normali ma gli scarponi da montagna. O
Mania, scampata alle selezioni perché parlava il tedesco ed era incappata in un
ufficiale nazista che tentava di proteggere gli ebrei che lavoravano per lui…
Nessun commento:
Posta un commento
A chiunque voglia darmi la sua opinione, un enorme grazie!
Info sulla Privacy