sabato 21 gennaio 2023

Storytelling Chronicles #15


Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara della Nicchia Letteraria
Salve a tutti! Con parecchio ritardo, come mio solito, ma con un nuovo piccolo racconto. Per questa volta c'era da scrivere qualcosa che contenesse ciò che è presente sull'immagine scelta tra le varie proposte dalla capa Lara, e di spiegarne il significato interpretato. Io, con molta difficoltà, ho preferito questa, e adesso vedrete cosa mi ha ispirato.

Io sono Elisabetta


TRAMA: Come può un'attrice entrare nel personaggio se non riesce a comprenderlo ancora bene? Emma dovrà studiare nel particolare due oggetti per poter diventare la regina Elisabetta I. Chissà quali.
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-Mia sorella è morta. Dovrei sentirmi triste per questa notizia, e in parte lo sono ma allo stesso tempo mi sento in ansia. Questo lutto mi rende regina e presto sarò incoronata tale. Regina Elisabetta I. Mio padre si starà rivoltando nella tomba...-
-No, così non va bene. Non ti sei ancora immedesimata perfettamente nella parte.- mi interruppe il mio maestro di teatro. 
Era solo questione di settimane e il mio gruppo avrebbe rappresentato la vita della Regina Vergine. 
Essere scelta per la parte della protagonista mi era sembrato all'inizio troppo ambizioso ma, alla fine, l'avevo avuta vinta su cinquantadue candidate.
Ero andata in brodo di giuggiole ma il mio entusiasmo ebbe vita breve non appena iniziarono le prove. Prepararsi per un provino era diverso dal prepararsi a essere una persona che non eri. 
La recitazione era la mia passione, praticamente da sempre. Da piccola, guardavo montagne di film e desideravo avere il superpotere di diventare qualcun altro, anche se per poche ore. Volevo provocare emozioni alla gente, desideravo che piangessero o ridessero per causa mia. Trasmettere qualcosa era uno dei compiti degli attori. Accompagnare lo spettatore in una storia era la mia missione. Ma diventare la Regina Elisabetta si stava dimostrando un'impresa ardua.
-Cosa dovrei fare, Alfred? Sono giorni che mi sto documentando, cercando di capire quella donna ma non ci riesco.- dissi per poi sedermi sconfitta sul bordo del palcoscenico.
Il caro vecchio Alfred si avvicinò subito con un sorriso in grado di rassicurarmi.
-Ce la farai, Emma. Devi credere di più in te stessa. Entrare nel cuore di un personaggio e carpirne le emozioni non è semplice, lo sai. Vedrai che tra qualche giorno diventerai una perfetta Elisabetta.-
-Se io non ho fiducia in me, tu ne hai per entrambi.- sospirai.
-So che questo è il personaggio più complesso che hai dovuto interpretare finora ma ami le sfide, no? Prendi questi.- E, nel dirlo, mi passò due oggetti di scena. Una rosa e un pugnale finto.
-Cosa dovrebbe rappresentare?- chiesi, guardandoli come fossero oggetti venuto da chissà quale universo.
-Dovrai dirmelo tu. Se avrai capito il loro significato, lo capirò dalla tua performance di domani. Per oggi è tutto, vedi di fare i compiti a casa.- disse.
Mi diede una pacca sulla spalla e poi se ne andò. Mi era sembrato come uno degli Spiriti nel Canto di Natale. Subito a mettermi alla prova e a guidarmi a un altro gradino per arrivare al successo.
Passarono ore e ormai in teatro non c'era nessuno. Solo io e quei due oggetti. 
Pensa, Emma, pensa. Cosa poteva collegare il personaggio che dovevo diventare con una rosa e un pugnale? 
Era ormai tanto che ci rimuginavo e stavo per perdere le speranze. Ma a un tratto, mi venne in mente una frase letta in un libro.
Delicata come i petali di una rosa ma anche forte e minacciosa come le sue spine. 
Come una donna, una regina. Ma certo! 
Elisabetta, prima di essere una regina, era una normale donna. Di stirpe reale ma pur sempre una donna. Aveva sentimenti e dubbi legati alla sua giovane età. Aveva sofferto e non aveva fiducia nel genere maschile per colpa dell'atteggiamento volubile e maligno del padre. Dev'essere stato un trauma tremendo aver perso la madre per colpa dell'altro genitore. Sono fatti che l'hanno segnata a vita. Non era il figlio maschio desiderato ma aveva comunque preso il comando dell'Inghilterra. 
Il suo sesso la rendeva debole ma ha dovuto nascondere la sua fragilità e rinunciare all'innocenza e sensibilità per diventare una sovrana forte e saggia.
Elisabetta era come una rosa. 
Poi guardai il pugnale. Era un'arma mortale.
Andai a cercare qualcosa sul telefono. Aprii Google e mi si aprì il mondo. Poi, i miei occhi caddero su un proverbio.
La lingua è il pugnale delle donne.
È vero. Elisabetta non era una guerriera. Non sapeva tirar di spada né brandire altre armi. Aveva solo il dono della parola, la sua astuzia. La sua lingua era un'arma che sapeva usare con grande maestria.  
Le nobildonne dell'epoca non potevano scegliere. Appena nate erano proprietà del padre poi, dopo il matrimonio, del consorte. Non potevano pensare, dovevano solo stare ai comodi dell'uomo. Ma lei era diversa. Era una principessa e poi una regina. Era al di sopra di tutti, cosa che sicuro non andava a genio a parecchi uomini. Tuttavia è stata una donna a donare un periodo d'oro al Paese, una donna a dare ricchezze, e senza l'aiuto di un marito. Sapeva il fatto suo e senza il pericolo di fare la stessa fine della madre. Anna Bolena era stata giustiziata solo perché non era riuscita a dare un erede maschio al re. Elisabetta ha fatto tesoro di una simile atrocità, mai fidarsi degli uomini. E poi, senza un uomo, non rischiava nemmeno di morire di parto come era successo alla sua matrigna. 
Molte cose l'avevano segnata ma era riuscita a scegliere il suo destino rimanendo in vita per vari anni. 
Bene. Ora so come diventare lei. 
Presi le mie cose e tornai a casa per riposare. Il giorno dopo avrei fatto vedere la mia trasformazione e avrei reso orgoglioso di me Alfred. Ce l'avrei fatta, ne sono sicura.

FINE

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Un po' corto ma non ho voluto correre il rischio di farlo diventare un'accozzaglia di pensieri senza senso.
Che dire... tra le mie passioni c'è anche il teatro ed ero curiosa di sbirciare la mente di un'attrice. Dite che ci sono riuscita? Fatemi sapere che ne pensate ;) Alla prossima.

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