domenica 4 marzo 2018

Recensione - Roseblood di A.G. Howard



Autore - A.G. Howard
Editore - Newton Compton 
Uscita - 22 Febbraio 2018     
Pagine - 448
Prezzo - 4,99 € ebook - 9,90 € cartaceo

La sua splendida voce è la sua più grande maledizione

Rune Germaine ha una splendida voce, paragonabile a quella di un angelo, ma è afflitta da una terribile maledizione: ogni volta che si esibisce, infatti, si sente malata e stanca, come se la bellezza del suo canto le rubasse ogni volta un po’ di vita. Sua madre, nel tentativo di aiutarla, decide di iscriverla a un conservatorio poco fuori Parigi, convinta che l’arte potrà curare la strana spossatezza di Rune. Poco dopo il suo arrivo nel collegio di Roseblood, la ragazza comincia a rendersi conto che c’è qualcosa di soprannaturale nell’aria. Il misterioso ragazzo che vede spesso in cortile, infatti, non frequenta nessuna delle classi a scuola, e scompare rapidamente come è apparso, non appena Rune distoglie lo sguardo. Non ci vuole molto perché tra i due nasca un’amicizia segreta. Thorne, è questo il nome del ragazzo, indossa abiti che sembrano provenire da un altro secolo e in sua presenza Rune comincia a sentirsi meglio, quasi cominciasse davvero a guarire. Ma tra i corridoi di Roseblood c’è una terribile minaccia in agguato, e l’amore tra Rune e Thorne, che comincia a sbocciare, verrà messo a dura prova. Dalla scelta di Thorne, infatti, potrebbe dipendere la salvezza di Rune o la sua completa distruzione.


Mi lascia interdetta la potenza del fascino che ho subito nel leggere questo romanzo. Adoro da sempre il Fantasma dell'Opera, classico da cui ha preso ispirazione la Howard per questo suo libro, ma ho sempre trovato il finale deludente. Diciamocelo, Christine non ci ha mai capito niente. Erik, per quanto sfigurato, lo adorava e aveva il suo fascino. Era meglio di quel damerino di Raoul, no? Ho sempre pensato che fosse un peccato che il Fantasma non avesse il suo lieto fine e purtroppo anche su Roseblood sembra che sia destinato a soffrire ed annegare nella pazzia. E' un'antagonista che non puoi fare a meno di compatire e si soffre insieme a lui, sopratutto verso la fine del libro.
Non ho diritto di esserne orgogliosa perché non è una cosa che ho imparato. Fino a poco tempo fa, non avevo mai preso lezioni di canto in vita mia. Eppure, sin da quando ero piccola, l’opera ha avuto un ruolo importante per me. 
Il problema è che, crescendo, è diventata più esigente… un’entità che mi controlla. Quando una canzone parla al mio subconscio, le note si trasformano in una tossina che devo liberare con il diaframma, le corde vocali e la lingua.

Rune ha una voce celestiale. Da piccola, suo padre accompagnava il suo meraviglioso canto con il suono del violino ma quando lui morì, il suo dono si trasformò in maledizione. Ogni volta che cede alla musica che vibra in lei, ciò la rende debole e sofferente. Ma sua madre non comprende il suo disagio e invece che farla smettere, la sprona a dar valore al suo talento canoro. E quale modo migliore che mandarla al Roseblood, scuola prestigiosa per giovani talenti musicali. Lì farà nuove amicizie e nemici ma non si tratterrà di semplice vita scolastica. Incontrerà qualcuno di speciale e che l'aiuterà ad amare e a gestire il suo dono. Nelle viscere dell'edificio vive un ragazzo che sa suonare il violino divinamente e il suo nome è Thorn. Non è un semplice musicista, è il figlio adottivo del tanto conosciuto Fantasma dell'Opera, Erik. Quest'ultimo non ha bisogno di presentazioni e avrà intenzioni poco piacevoli verso la ragazza. Pur di raggiungere il suo scopo userà l'affetto e il rispetto del figliastro nei suoi confronti tuttavia il giovane seguirà il piano senza batter ciglio? Sopratutto se si tratta di far del male alla sua anima gemella? 


Noi due siamo predestinati a essere amanti, Rune. 
 La forza di questa verità mi schiaccia, mi disorienta. Lui mi ha cercata, proprio come io ho cercato lui, anche se non ho mai saputo cosa stessi cercando o quanto mi mancasse, fino a questo momento. Invece a lui io sono mancata così a lungo. E adesso che siamo finalmente qui insieme, lui deve esserne schiacciato e disorientato quanto me. È questa consapevolezza che rallenta il mio battito e calma le mie mani tremanti, nonostante il peso monumentale delle sue parole. 
 Tutto ciò che ha detto è un fatto. Io ci credo. Non solo per il segno rosso che avvolge, scintillante e sicuro, il mio polso e il mio braccio, o per le scariche elettriche verdi che gettano un ponte tra i nostri cuori quando ci tocchiamo. Ci credo perché vedere Etalon e guardare nella sua anima è come guardare nella mia. E sono sicura che è lo stesso per lui. 
 Io non ho esperienza di amore romantico, ma questa cosa va ben oltre. Ciò che provo per lui penetra molto più in profondità delle emozioni o del desiderio, più in profondità dei tessuti, delle ossa, del midollo, è un sorprendente, meraviglioso e terrificante consumarsi del mio intero essere che è anche, in qualche modo, il completamento di chi sono.  
 Fiamme gemelle.


Già, Rune e Thorn sono le cosiddette fiamme gemelle. Una coppia destinata ad amarsi profondamente, a legare le loro anime. Sono simili, giovani reietti in un mondo che non li comprende. Il loro è un sentimento raro che metterà a dura prova la lealtà del ragazzo e la fiducia di lei. Si sono incontrati nei sogni, conoscono uno l'anima dell'altro ma una volta incontrati nella realtà, il loro mondo si illumina e attraverso la musica raggiungono il paradiso.

Thorn è un personaggio meraviglioso. Il suo passato travagliato, il suo costante desiderio di avere un posto nel mondo, la sua devozione per Erik, il sentimento che gli scalda il cuore nello stare con Rune, lo rendono il mio beniamino. E' un ragazzo tormentato e chi mi conosce sa che più sono tormentati e misteriosi più li adoro. 

«Potresti ancora avere una vita normale», gli aveva detto Erik, «il tuo viso perfetto, i lineamenti senza difetti… ti faranno guadagnare un posto di tutto rispetto e il potere su questo mondo. Tu ti puoi mimetizzare, puoi anche dominarti, mentre io non potrei mai». E la risposta ingenua, infantile di Thorn: «Io non mi voglio mimetizzare. Io voglio appartenere a un posto»

L'ambientazione è assolutamente divina. Affascinante nel suo aspetto tetro, Roseblood è il fulcro di un piano ben congegnato ma anche luogo di nascita e scoperta per il talento e l'amore. Non una semplice scuola per giovani prodigi ma una tana, un rifugio che custodisce sogni, speranze e oscuri misteri.
L'unica pecca è stata la lentezza della storia. Purtroppo l'autrice si è persa molti in dettagli e descrizioni che hanno reso pesante e in alcuni parti noiosa la trama per poi accelerare in modo brusco nel finale in cui qualche frase in più non sarebbe guastata.

Dietro ogni parete, ogni specchio e ogni condotto di aerazione, sento dei suoni, dei respiri, dei fruscii, dei passi, dei mormorii. Cerco di convincermi che siano solo dei topi che si costruiscono la tana, ma da quando i roditori sono in grado di bisbigliare?

Questo romanzo è un retelling ma allo stesso tempo è una specie di seguito della famosa opera di Leroux. La Howard ha giocato molte carte, ha studiato e messo su carta una possibile trama che facesse continuare le vicende del Fantasma, aggiungendo tratti più paranormali e oscuri. Ciò che ho amato nell'opera originale e che ho ritrovato qui è stata la magia della musica e vedere quanto l'amore può essere malato e puro allo stesso tempo. Gli amori travolgenti e difficili sono tra i miei prediletti e quando c'è di mezzo la musica che fa da filo conduttore è ancora meglio.
Non posso che consigliare anche questo libro della Howard. Il suo stile è straordinario e ogni volta che finisco un suo romanzo mi lascia con una voglia che non può che saziarsi con un'altra sua storia. Un ciclo continuo, una droga da cui non voglio guarire.



con qualche difetto

Grazie mille alla Newton per la copia omaggio!



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