giovedì 5 dicembre 2024

Recensione - Matching Mr Darcy di Amelia S. Marte


Titolo: Matching Mr Darcy
Autore: Amelia S. Marte
Editore: Vintage Editore
Collana: Romance
Prezzo ebook: 6,90€ (o gratis con KU)

Calliope Emily Isobel Thompson è una newyorchese di poco più di trent’anni con due passioni sfrenate: Jane Austen e i Queen.
Vive in bilocale nel Lower East Side insieme al gatto Freddie, ha due amiche inseparabili, Alexa e Nina, un rapporto tormentato con la madre, un affetto smisurato per la sorella Daphne e un lavoro come commessa da Bloomingdale’s che, però, odia. Al glamour e all’alta moda preferisce i libri e la lettura, e, infatti, il suo sogno nel cassetto è aprire una libreria indipendente. Callie, tuttavia, ha anche un altro sogno: trovare il suo Mr Darcy, un gentiluomo perfetto e romantico che le faccia battere il cuore. E per trovarlo è disposta a tutto, persino mettersi in gioco con le app di dating. Ma è davvero possibile, oggi, fare match con Mr Darcy?
Matching Mr Darcy è il primo romance contemporaneo targato Vintage Editore e coniuga ironia e sentimento, colpi di scena e pregiudizi, sempre sotto lo sguardo critico e divertito della nostra amata Jane Austen.

«Sono convinta che là fuori ci sia un Mr Darcy per ognuna di noi che ci regalerà una grande storia d’amore proprio come in Orgoglio e pregiudizio. Chiamatemi illusa, ma è così.»

Ogni fan di Jane Austen che si rispetti avrà almeno una volta desiderato un Mr Darcy tutto per sè. È cosa nota e universalmente riconosciuta che molte donne sognano di un uomo bello e ricco che le tratti da regine. Lo ammetto, l'ho fatto pure io. Quindi posso anche dire che mi sono immedesimata subito con la protagonista della storia della Marte, che ha battezzato la nuova collana della Vintage Editore. 

Calliope ha due sogni: aprire una sua libreria e trovare un Mr Darcy. All'apparenza sembrano impossibili, soprattutto quello riguardo all'amore, ma Callie non si scoraggia e prova a cercarlo nell'app per incontri, MatchMe. Ma nel frattempo, conosce un'architetto, Jared, che potrebbe realizzare l'altro suo sogno. Lui è bello, con magnetici occhi color caramello (ripetuto troppo spesso nel romanzo, a mio dire), ma un playboy che non può assolutamente essere nella lista di possibili Darcy. L'attrazione tra loro cresce, nonostante lei cerchi ancora un altro stereotipo. Callie arriverà al punto che dovrà scegliere se continuare a inseguire un sogno o trovare il suo lieto fine con Mr Caramello. Dura scelta per una lettrice accanita dagli alti standard. 

In questo romanzo abbiamo come protagonista una donna semplice con i propri sogni e desideri, proprio come qualsiasi di noi. No una Mary Sue perfetta in tutto, solo una Calliope. Una trentaduenne commessa che vive a New York e che ama il suo gatto e la sua famiglia. La sua ossessione per Jane Austen la porta a prendere la decisione di provare a trovare il suo Mr Darcy tramite un'app per incontri. Provare non costa niente ma ce ne saranno di casi umani prima di capire che la sua meta è più vicino di quanto pensi. 
Jared non si può definire un gentiluomo ma è affascinante e farà in modo di far capire alla nostra Callie che lui è quello giusto. 
Anche i personaggi secondari non passano inosservati e danno molto più brio alla trama.

Romanzi così sono sempre i benvenuti per noi adoratrici e adoratori di zia Jane e delle meravigliose storie che ha creato. La sua penna ha incantato molte generazioni ed è bello che tra noi esistono persone che vogliono omaggiarla dandogli nuova vita. Amelia ci ha dato una diversa ma allo stesso tempo simile prospettiva di Orgoglio e Pregiudizio. Ci dà la visione di questo classico in un contesto moderno dove abbiamo app per incontri al posto di balli per avere occasione di trovare l'anima gemella o, come in questo caso, un Mr Darcy. E' affascinante osservare il contrasto tra epoche, soprattutto per chi come me ha sognato spesso di essere nata nell'era georgiana, tuttavia possono passare anni, secoli, ma non cambia il fatto che noi donne sogneremo sempre il vero amore o il tassello mancante della nostra esistenza. 
Altra cosa che mi ha fatto piacere di questo libro è il ricettario che si trova alla fine, dopo i ringraziamenti. Molto carino, davvero. E' un bel valore aggiunto.


Grazie mille alla Vintage per la copia omaggio in cambio di un'onesta opinione

sabato 30 novembre 2024

Storytelling Chronicles #17

Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara della Nicchia Letteraria
Salve, lettori! Eccoci a un nuovo appuntamento per questa rubrica. Stavolta sono davvero incredula su quello che sono riuscita a fare perché gli elementi da mettere in questo racconto erano davvero tanti. E sì, ce la siamo cercata perché sono stati tutti scelti da ognuna di noi scrittrici della rubrica. Potete dirlo forte che siamo masochiste ma direi che è stata anche una sfida stimolante. Ed ecco a voi gli elementi che c'era da includere.
1. Citare il colore rosa.
2. Inserire una moto o una macchina di quelle fighe e veloci. 
3. Deve esserci un elemento fantasy/sovrannaturale. 
4. Inserire un animale domestico.
5. Aggiungere un riferimento alla Corea del Sud.
6. Un personaggio deve essere minorenne. 
7. Qualcuno deve avere gli occhi azzurri. 
8. Uno dei giorni nell'arco dei quali si dipana la storia, deve prevedere la pioggia. 
9. In qualche modo (che sia detto esplicitamente da qualcuno, che sia specificato in una locandina vista per strada, che sia indicato da un libro sul comodino o in qualsivoglia modalità a vostra scelta) deve esserci un riferimento al passato, inteso come periodo storico o come background di uno dei personaggi.
10. Inserire una foresta o un bosco.
11. Deve essere citato il dolce preferito del/della protagonista.
12. Bisogna scrivere un massimo di 5000 parole.
Credo di aver incluso tutto ma a voi la sentenza.

Il Gatto Nero


TRAMA: In una Toscana post apocalittica, un mutaforme gatto deve rubare un diamante rosa a una mostra indetta da un miliardario coreano. Il colpo potrebbe non andare a buon fine.
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Che aveva detto Giulio? Che sarebbe stato un gioco da ragazzi? Facile per lui che se ne stava comodamente seduto davanti a un pc. Sono un mutaforme gatto ma questo non significava che avessi sette vite. 
Non che avessi sottovalutato la sorveglianza ma non potevo comunque restare indifferente a quello che vedevo già fuori dalla lussuosa residenza che ospitava il mio bersaglio. 
Stavolta il caro ispettore Giannini aveva dato il meglio di sé. Quel diamante, dopotutto, era il tesoro del miliardario del Sud Corea, Min Jo. Di un colore rosa pallido, era chiamato l'occhio di Venere. Si diceva che avesse fatto parte della collezione di Maria Antonietta. Ed ora si trovava qui, poco fuori dalla capitale della nostra bella Toscana. 
Forza e coraggio. 
Le guardie in guardino fu uno scherzo passarli con la mia forma felina, pur essendo tantissimi, ma quello che mi preoccupava era l'interno. Poliziotti armati fino ai denti pattugliavano ogni angolo ma il mio istinto animale aiutava molto per evitarli. Corsi  verso la sala del tesoro e la vidi. Meravigliosa e lucente, sopra il suo piedistallo. Dentro non c'era nessuno ma qui subentrava la tecnologia. Fili di luce rossi riempivano la stanza e appena ne avessi sfiorato uno, sarebbe scattato l'allarme. Ecco che entrava in scena il mio complice.
Giulio aveva solo sedici anni ma era un hacker professionista. Aveva il classico aspetto di un nerd occhialuto quindi chi penserebbe mai a guardarlo che era un criminale ben pagato? 
Trovarlo non fu facile ma grazie ai miei contatti ero riuscito a trovare un ottimo compagno di avventure. Mai sottovalutare Rafael Bronzetti.
Non avevo l'orologio con me ma sentivo che mancavano pochi istanti che la magia si sarebbe manifestata.
Ed ecco il buio. Un black out colpì l'intero palazzo e subito corsi verso il mio tesoro. Lo afferrai con la bocca e scappai alla velocità della luce. Missione compiuta.
Fui già fuori dall'edificio quando suonò l'allarme e sorrisi compiaciuto. 
Solo quando arrivai nel punto dove avevo lasciato la mia Alfa Romeo azzurra, mi ritrasformai in umano. Presi i vestiti dal bagagliaio e mi rivestii in fretta. Il diamante in tasca, mi accomodai sul sedile e sfrecciai verso il mio rifugio nel bosco.
Feci appena otto chilometri che sentii i sensi in allerta. Mi girai a destra, niente. A sinistra, niente. Ma in un attimo, sbucarono due macchine davanti a me a bloccarmi la strada. Frenai e guardai chi c'era alla guida di quella più grande.
L'ispettore Giannini. Dovevo aspettarmelo che non si sarebbe lasciato fregare così. Mi ritrovai circondato da circa trenta poliziotti.
«Sei in trappola, gattino.» mi urlò l'uomo. Doveva avere all'incirca quarant'anni, con cortissimi capelli castani e occhi neri che avevano il potere di mettermi soggezione. Saranno tipo un decennio che è diventato il mio incubo. 
Uscii dal veicolo e alzai le mani in aria vista la minaccia delle pistole puntate. 
«Ma guarda chi si vede. Come hai fatto a trovarmi così in fretta?»
Mi indicò il diamante nella mia tasca. No, eppure ero sicuro che non ci fosse un localizzatore all'interno. 
«Abbiamo impregnato il gioiello con una sostanza inodore che può essere rilevata nel radar. Bel trucchetto, vero?»
«Complimenti. Ammetto che la scienza ha fatto passi da gigante dall'esplosione mutante.» fischiai in segno di ammirazione. 
«Ora, se permetti, vogliamo indietro il diamante. Il coreano rivuole il suo giocattolo.» allungò la mano per rendere il concetto più chiaro.
Ma pensava davvero che mi arrendessi così? Non mi conosceva ancora, a quanto pare.
«Mi dispiace ma ne va del mio orgoglio.» 
Non gli diedi il tempo di intervenire che estrassi dalla manica della mia giacca una piccola bomba fumogena. Un trucco che funziona sempre. La buttai giù e mi ritrasformai in gatto nella coltre di fumo che si era formata. Con i miei nemici senza il beneficio della vista, corsi via nelle profondità del bosco, con il diamante in bocca. Avrei pensato presto a come togliergli quella sostanza localizzabile ma ora dovevo guadagnare molta distanza.
Per non farci mancare niente, cominciò anche a piovere. Maledizione, odiavo il pelo bagnato. 
Corsi a perdifiato. Gli alberi, la pioggia, non feci più caso a niente che mi circondasse. Volevo solo macinare chilometri da Giannini e la sua squadra. 
Solo quando non sentii più il loro odore che mi fermai. Lì, a pochi passi, c'era un ruscello. Sperai che immergendoci il diamante ne avrebbe tolto la sostanza. Mi trasformai in umano solo per poter usare le mani e pulire il gioiello. Sperai che funzionasse. 
Poi mi ritrasformai in gatto e ancora con il bottino in bocca, procedetti per il bosco. 
Fu un attimo, il gracchiare di un corvo mi distrasse e, da sotto le foglie, una trappola aguzza mi trafisse la zampa posteriore sinistra. 
Il dolore arrivo immediato e persi la presa sul gioiello. Merda, non me ne riusciva una oggi.
Poi, seguita dal dolore, arrivo la sonnolenza. A quanto pare le lame erano state ricoperte di veleno narcotizzante. Dannazione.
Il buio mi colse e non potei fare niente per impedirlo.

La prima cosa che vidi, non appena aprii gli occhi, fu una copertina giallo limone. Scattai all'istante. Non ero più nel bosco, questo era certo. 
Ero in una stanza, ancora nella forma di gatto nero, e mi alzai dalla cesta in cui mi trovavo per perlustrarla ma il dolore alla zampa me lo impedì.
«Cosa stai tentando di fare, piccolo? Non devi ancora muoverti.» sentii la voce di una donna e mi girai verso la soglia.
La donna in questione doveva avere all'incirca venticinque anni e teneva in mano una ciotola con del latte caldo all'interno. Lo percepivo dall'odore, per la precisione quello di capra. Ma a quello si univa un forte aroma di torta di mele. La mia preferita. Lo sentivo forte e chiaro ora che la porta era aperta sul corridoio.
I miei occhi azzurri la scrutarono diffidenti ma rimasi comunque fermo sulla cesta.
Lei si accucciò e mi avvicinò la ciotola. 
«Tieni. È l'ora della pappa. Te la sei passata veramente male sotto a quel tempaccio eh»
Continuava a parlare pur sapendo che, in teoria, gli animali non potevano comprenderla. Mentre io non facevo che pensare a quel profumino dolce della torta. Se non fosse stato per la zampa ferita, sarei potuto sgattaiolare in cucina per prendermene una fetta almeno.
Cominciai a leccare il latte, sentendo il suo sguardo perennemente addosso. Quanto detestavo questa cosa da felini, ma come facevano a sopportarlo? In tutti questi anni, avevo capito che i gatti non avevano privacy. Sopratutto quelli in casa. 
Ripulii la ciotola così che lei me lo portò via. Mi disse che sarebbe tornata dopo per cambiarmi la fasciatura sulla zampa quindi qualche ora di tempo per me l'avevo, finalmente.
Mi risultò difficile muovermi ma avevo un repellente bisogno di chiudere le tende. C'era troppo sole in quella stanza e avrei riposato meglio senza. Sì, ok, ero pignolo tanto.
Mi ritrasformai in umano e, incurante della nudità, mi allungai verso la tenda.
Nemmeno il tempo di spostarla che sentii la porta aprirsi di nuovo.
Mi girai verso la mia salvatrice così da vedere il suo sguardo cambiare da sorridente a sconvolto.
Tempo pochi secondi e il suo urlo non si fece attendere.
Cercai di coprirmi con la tenda. Dovevo sembrargli un maniaco, in piena regola. Non potevo biasimarla se ora mi stava cercando di colpire con ogni oggetto che aveva vicino.
«CHI DIAVOLO SEI? VATTENE VIA!» sbraitò.
Poi, finiti gli oggetti, tirò fuori il telefono e sapevo quali erano le sue intenzioni. Avrebbe chiamato la polizia e questo non potevo permetterlo.
Corsi verso di lei, cercando di ignorare il dolore alla gamba, e le bloccai con una mano le braccia sopra la testa e con l'altra le tappai la bocca.
«Calmati. Non voglio farti niente. So che sembra strana questa situazione ma posso spiegare.»
Lei continuò a dimenarsi.
«Sono quel gatto che hai salvato. Guardami la gamba, la stessa ferita. Giuro che non sono un maniaco e che non ho cattive intenzioni su di te. Ora ti lascerò libera ma devi promettermi che non chiamerai la polizia. Ti prego!»
Lei si bloccò per poi guardarlo in viso e poi la gamba. La vidi arrossire quando arrivò all'altezza dell'inguine ma poi i suoi occhi arrivarono alla ferita ormai libera dalla benda. Durante la trasformazione si era strappata. 
Vidi l'esatto istante in cui la verità la colpì come un fulmine. Il suo sguardo tornò serio sulla mia faccia e mi fece cenno di liberarla. Io, dopo un attimo di esitazione, obbedii.
«Sei un mutaforme.» disse solamente.
«Sì. Stavo girando nei boschi quando quella trappola mi ha ferito.»
«So quali sono. Purtroppo sono anni che combattiamo da queste parti per fargliele togliere ai cacciatori ma senza risultato.»
Silenzio. Sentii salire in me il disagio. Ero nudo con una persona che cercava di scrutarmi in viso come alla ricerca di altre verità. Ma almeno non era una contraria all'esistenza dei mutaforme. Me lo diceva l'istinto. Era consapevole, come tutto il pianeta, della nostra esistenza, ma non tutti ci accettavano di buon grado. Lei non mi guardava con malignità e pregiudizio ma con... curiosità mista a diffidenza. 
«Comunque il mio nome è Rafael.» 
«Non è il caso che prima di presentarti di metterti qualcosa addosso?» disse solamente lei.
«Bè, non ho vestiti a portata di mano, come vedi.» feci un sorriso malizioso che la fece arrossire ancora di più.
«Che sciocca, hai ragione. Vado subito a prendertene qualcuno.» e corse via. Non vedeva l'ora di scappare da quella situazione imbarazzante. Come darle torto?
Mi coprii le parti bassi con la copertina di prima e, tempo pochi minuti, la ragazza tornò con qualche indumento da uomo.
«Erano di mio padre ma dovrebbero comunque starti bene.» spiegò.
«Grazie...» mi bloccai non sapendo il suo nome.
Lei capendo il mio problema, sorrise e si presentò.
«Lucia.»
«Grazie, Lucia.»
«Prego, Rafael»
Dopo essermi vestito e averla raggiunta per pranzo, cominciammo a parlare. Così seppi dov'ero finito. Ero nella Val D'Orcia, nell'azienda vinicola della famiglia Orazi, di cui la mia salvatrice era la proprietaria. Mi aveva trovato nel bosco dove lei di solito passeggiava tutte le mattine presto quindi da che ero stato ferito la notte prima a quando mi aveva trovato erano passate parecchie ore. Fu un miracolo che fossi ancora vivo ma, per fortuna, il taglio provocato dalla lama della trappola non era andata troppo in profondità, se no sarei morto dissanguato. 
C'eravamo solo io e lei in casa. Nonostante fosse ricca, vedevo che non era una di quelle ereditiere che si crogiolava nel lusso. La casa era un'enorme casolare di tre piani ma non c'erano maggiordomi o domestici che l'aiutavano a tenerla pulita. Pensava a tutto lei, da quello che mi diceva. Teneva solo dipendenti per la produzione del vino. Insomma, questa Lucia non era decisamente una principessina viziata. Tuttavia mi sembrava fin troppo imprudente. Non era sicuro per una ragazza stare da sola ma lei mi rispose che non c'era da sottovalutarla solo per la sua statura minuta. Aveva fatto innumerevoli corsi di autodifesa e karate. A quella risposta, non ebbi più niente da dire. Affari suoi come viveva.

Le settimane passarono e, per fortuna, la minaccia di Giannini non era giunta fino all'azienda di Lucia. Passammo le giornate a parlare del più e del meno. Volevo darle in più occasioni una mano nei campi ma me l'ha sempre impedito dicendo che dovevo riguardarmi e che la ferita doveva ancora rimarginarsi.
Ma, come tutto, anche questa permanenza doveva giungere al termine. Il giorno dopo decisi che sarei andato via, di nuovo per la mia strada. 
Lo riferii alla ragazza e lei mi disse che avevo ragione. Era ormai tempo ma si dimostrò comunque dispiaciuta come se stesse perdendo un amico caro. Non era possibile, vero?
Stavamo a tavola, godendoci il nostro pasto. Tuttavia, c'era una domanda che avevo in mente di farle da giorni.
«Perché mi hai salvato?»
Lei si bloccò un attimo per poi rispondere.
«Perché eri un'animale ferito ed io odio quello che fanno agli animali quelle stupide trappole.» disse ma comprendevo che era la verità mista a ironia.
«Seriamente qual è il motivo? Sono una persona cattiva a cui danno la caccia, non meritavo il tuo trattamento.» richiesi, scettico.
Lei sorrise e mi guardò con tenerezza. Non ero abituato a simili sguardi, dovevo ammetterlo, e non ne comprendevo il significato.
«Non c'è bisogno di alcun motivo per aiutare qualcuno in difficoltà, buono o cattivo che sia. Lo si fa e basta. Non è che ora mi aspetti una ricompensa, solo non mi piace vedere qualcuno ferito.»
La osservai attentamente, sembrava sincera. 
«D'accordo. Facciamo che io ti creda. Ti ringrazio per il tuo aiuto.» dissi.
«Ora va meglio. Senti, ora posso farti una domanda io?»
I miei sensi in allerta, annuii. Era il minimo che potessi fare dopo che mi aveva accudito senza secondi fini. Anche se mi sembrava ancora incredibile che mi avesse curato senza volere niente in cambio. Nel mio ambiente si trattava sempre di un dare e avere, e non si faceva niente per niente.
«Sei uno di quei mutanti, giusto? Raccontami la tua storia.» mi chiese e io non esitai a rispondere. Non era di certo un segreto e il resto sarebbe stato a lei decidere se credermi o meno.
«Sono passati ormai parecchi anni da quell'evento che ha tramutato qualcuno di noi in esseri speciali. Era il 2051, ben trent'anni fa, avevo solo due anni quando l'esplosione di quella bomba colpì la mia città natale, Roma. Cosa strana è che non è successo a molte persone, solo pochi eletti avevano un DNA compatibile per quella merda che ha impregnato l'aria.»
«Questo lo so. Gli altri se la sono cavata con solo qualche febbre.»
« E' quello che hanno raccontato ai giornali ma la realtà è un po' diversa.»
Mi guardò confusa. Come poteva saperlo? La Stampa e lo Stato avevano fatto di tutto per insabbiare la cosa.
«La febbre ha ucciso molti nella capitale. Sia romani che turisti capitati nel momento sbagliato. Avevano provato con una specie di vaccino ma non ha funzionato per tutti.» spiegai.
Lei rimase a fissarmi per poi vedere quegli occhi intristirsi. 
«Capisco.»
Rimanemmo in silenzio per un bel po', finendo la nostra cena. Era strano. Di solito ero capace di capire chi avevo davanti ma lei era come un enigma. Non riuscivo a capire cosa frullasse nella sua testolina ma una cosa era certa. Facevamo parte di due mondi diversi. Lei, una semplice giovane proprietaria di un'azienda vinicola di successo che non aveva certo bisogno di rubare per vivere. E dall'altra parte c'ero io, un ladruncolo che passava le giornate a complottare per il prossimo colpo e che aveva a che fare con la peggio feccia della società. Anche prima della trasformazione, la mia vita non era granché. Cresciuto in orfanotrofio, è stata solo una fortuna la mia trasformazione genetica. Almeno nella mia forma felina potevo fare dei colpi che non si sarebbe sognato nessun normale umano. Era questa la mia vita, niente impegni e andare avanti giorno per giorno. Nessun legame duraturo a cui non potevo offrire che una notte di piacere.
A un certo punto, lei ruppe il silenzio.
«Rafael.»
«Sì?»
«Dammi dell'ingenua ma io non penso che tu sia una persona cattiva, come ti definisci. È stata la vita che ti ha reso così. Tu rubi per sopravvivere e non posso biasimarti per questo. Io sono stata fortunata a essere nata in una famiglia benestante ma non sono tanto stupida da pensare che molti non hanno avuto la mia stessa benedizione. E poi, chi è che definisce se una persona è buona o cattiva? Chi è senza peccato, scagli la prima pietra.»
Mi lasciò senza parole. Non ero preparato a sentirle dire questo. Ma chi era questa ragazza? Così, a primo impatto, sembrava una persona innocente e pura, ma sentivo che c'era altro in lei.
«Se lo dici tu.»
«Non è quello che dico io l'importante, è quello che credi tu di te stesso. Ognuno di noi ha le proprie ombre.»
«Le tue quali sarebbero, Lucia?» mi lasciai scappare. Me ne pentii subito perché non era un bene che sentissi la necessità di sapere il più possibile di questa giovane. Di solito raccoglievo informazioni di persone che dovevo derubare o di possibili complici, mai di donne o gente comune. Questa esigenza improvvisa mi preoccupava e non poco.
Lucia era bella, con i suoi capelli biondo miele e gli occhi di un azzurro scuro come le profondità marine. Avevo conosciuto donne molto più belle e sensuali di lei ma, nonostante il suo abbigliamento modesto da lavoro e i capelli spettinati, in quel momento mi sembrò la più attraente del mondo.
Lì per lì pensai che non mi avrebbe risposto ma, poi, fece un bel respiro.
«Ho perso mia madre in un incidente stradale quando ero piccola. Mio padre ha fatto tutto il possibile per crescermi da solo finché non ebbe l'esigenza di trovarmi una nuova mamma. La mia matrigna fu gentile solo quando c'era papà nei paraggi, per il resto mi trattò sempre con freddezza e cattiveria.»
Mi ricordava la storia di Cenerentola ma senza le sorellastre. 
«Capisco, dev'essere stata dura per te.»
«Fino ai dieci anni, poi passai gli anni in collegio e cercai di tornare a casa il meno possibile. Mio padre ci rimaneva male a ogni mio rifiuto a prolungare la permanenza ma io ero troppo terrorizzata dalla mia matrigna per fare altrimenti.»
«Oh.»
«Poi, durante una lezione all'università, mi giunse la notizia che entrambi erano morti durante un attacco terroristico mentre erano in vacanza. Da allora vivo con i rimpianti. Sarei dovuta essere più coraggiosa e stare più tempo con mio padre. Rimpiango di aver pensato solo a me.»
«Eri solo una ragazzina.»
«Già. Una stupida ragazzina viziata ed egoista.»
«Non è vero. Se tu fossi stata egoista, non mi avresti salvato.»
Lei sorrise con amarezza. «Che strana coppia facciamo. Come è strana questa sensazione che ho provato da quando ti ho visto. Non so perché ma nonostante tu sia praticamente un estraneo, sento che posso dirti praticamente tutto di me come se tu mi capissi.»
In effetti, provavo lo stesso. Era la prima volta che parlavo così tanto a qualcuno e, sopratutto, che gli svelavo parti di me come se la conoscessi da una vita. Non credevo nell'intesa immediata fino a quel momento. Parlare con Lucia, in queste settimane, fu come trovare l'altra parte di me. 
«So che te ne andrai domani. Ormai stai bene, ma promettimi solo che tornerai a trovarmi.»
Sgranai gli occhi. Mi stava chiedendo di restare vivo per tornare da lei. Un battito traditore si fece sentire forte nel petto. Non mi chiedeva di restare o di diventare qualcosa di più di amici, non pretendeva niente che non potessi darle. Eppure, il suo sorriso, la sua gentilezza, mi stavano dando speranze per un futuro diverso. 
Allungai la mano sul tavolo e andai a carezzarle la sua. Lei alzò lo sguardo per vedere i miei occhi.
«Te lo prometto.»
Ora e per sempre.

FINE

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Direi che ho fatto un bel minestrone eh 
Spero vi sia piaciuto e alla prossima.

domenica 10 novembre 2024

Il diario di Evangeline di Elinor Glyn

 Ne è già uscito l'ebook su Amazon e troverete il cartaceo in anteprima al Bukromance! Sto parlando di questa nuova uscita della Vintage Editore: Il diario di Evangeline. Non vedo l'ora di averlo tra le mani. 


Titolo: Il diario di Evangeline
Autore: Elinor Glyn
Editore: Vintage Editore
Collana: Old Vintage
Traduttore: Marilena Petroli
Data uscita: 5 Novembre 2024 (ebook)
Prezzo: 4,99 € ebook

Branches Park, 1905. La giovane Evangeline Travers si trova improvvisamente orfana. La bisbetica Mrs Carruthers, che
l’aveva adottata dopo la dipartita del padre, muore dimenticando di aggiornare il testamento. Da ereditiera quale credeva
di diventare, Evangeline si ritrova a essere, invece, un’avventuriera. Perché tale è una ragazza di vent’anni con una rendita
di sole trecento sterline, nessuno su cui contare, affascinante, consapevole di esserlo e soprattutto… con i capelli rossi!
Mentre l’austero Christopher Carruthers arriva a Branches per prendere possesso della sua eredità (che forse comprende la stessa Evangeline), l’avventuriera dai capelli rossi annota minuziosamente nel suo diario eventi e persone che, nel corso di poche e intensissime settimane, cambieranno la sua vita.Tra ingenuità e malizia, Elinor Glyn si presenta al pubblico come la vera antesignana del moderno romance.

I bei sentimenti sono per le persone che hanno i soldi per vivere come vogliono. Se avessi diecimila sterline all’anno, o anche solo cinquemila, manderei a quel paese tutti gli uomini e direi: «No, vivo la mia vita come voglio, e coltiverò la conoscenza e i libri, e mi concederò dei begli ideali di onore e sentimenti elevati, e forse un giorno soccomberò a una nobile passione.»



sabato 9 novembre 2024

Matching Mr Darcy di Amelia S. Marte

Ecco a voi la mia prossima lettura. Non sono amante del romance contemporaneo ma neanche lo disprezzo. Inoltre dove viene citato un Darcy, ci sono io che addrizzo le orecchie come un cane.


Titolo: Matching Mr Darcy
Autore: Amelia S. Marte
Editore: Vintage Editore
Collana: Romance
Prezzo ebook: 6,90€ (o gratis con KU)

Calliope Emily Isobel Thompson è una newyorchese di poco più di trent’anni con due passioni sfrenate: Jane Austen e i Queen.
Vive in bilocale nel Lower East Side insieme al gatto Fredde, ha due amiche inseparabili, Alexa e Nina, un rapporto tormentato con la madre, un affetto smisurato per la sorella Daphne e un lavoro come commessa da Bloomingdale’s che, però, odia. Al glamour e all’alta moda preferisce i libri e la lettura, e, infatti, il suo sogno nel cassetto è aprire una libreria indipendente. Callie, tuttavia, ha anche un altro sogno: trovare il suo Mr Darcy, un gentiluomo perfetto e romantico che le faccia battere il cuore. E per trovarlo è disposta a tutto, persino mettersi in gioco con le app di dating. Ma è davvero possibile, oggi, fare match con Mr Darcy?
Matching Mr Darcy è il primo romance contemporaneo targato Vintage Editore e coniuga ironia e sentimento, colpi di scena e pregiudizi, sempre sotto lo sguardo critico e divertito della nostra amata Jane Austen.

«Sono convinta che là fuori ci sia un Mr Darcy per ognuna di noi che ci regalerà una grande storia d’amore proprio come in Orgoglio e pregiudizio. Chiamatemi illusa, ma è così.»



Storytelling Chronicles #16

Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara della Nicchia Letteraria
Buongiorno, cari readers! No, non è un sogno. Questa rubrica è davvero tornata e la inizio di nuovo con il botto. Cioè, ovviamente con un bel ritardo visto che doveva essere il racconto di Ottobre eheh Non cambierò mai, abbiate pazienza. Ma avete notato il cambio di veste? Bellissima, vero? Opera di Federica Caglioni di On Rainy Days. 
Dunque, la tematica scelta per ricominciare questa avventura è stata di continuare uno dei nostri scritti incompleti quindi la mia scelta è ricaduta su quello più recente. Dopo l'uscita della nuova antologia di beneficenza, Accadde un'estate, avevo in mente di regalare un extra a chi aveva apprezzato il mio racconto all'interno di esso. Le vicende di Estella e Luke non sono finite in Così come le onde, ma li vedrete in un contesto diverso. Vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia.
Per chi non avesse ancora letto la nostra antologia estiva, potete trovarla sempre su Amazon sia in versione cartacea che digitale (anche su KU).

Luce nel buio


TRAMA: Estella e Luke vanno in Irlanda in occasione del matrimonio del padre di lui ma ci saranno molte cose da chiarire prima di poter gioire dell'evento.
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«Sai che non dovevi per forza accompagnarmi, vero?» mi disse Luke mentre stavamo nel bus che ci avrebbe portato a casa di suo padre e della sua nuova compagna. 
Era ottobre e ne abbiamo approfittato per prenderci una specie di vacanza in Irlanda, la terra d'origine del suo genitore. O comunque, è meglio dire che il mio uomo aveva ricevuto una chiamata che lo avvisava dell'imminente matrimonio del suo vecchio.
Non sapevo i dettagli del passato di Luke. Sapevo solo che sua madre era scappata con un altro lasciando lui e suo padre da soli. Ovviamente Bill Kilney cadde in depressione e sfogò tale stato d'animo con l'alcool. Non fu mai violento con suo figlio ma non fu neanche presente nella sua vita, facendo sì che Luke prendesse cattive strade. Almeno finché, da poco più che un bambino, non conobbe mio padre. Gli uomini più importanti della mia vita mi avevano sempre raccontato di come tra loro fu subito rispetto e comprensione reciproca. Luke aveva amato il surf da quando, per puro caso, era andato a vedere una delle competizioni di papà. L'ammirazione che provò per lui nacque all'istante e volle essere suo allievo. Il resto è storia, Carl diventò anche suo padre per certi versi. Lo teneva lontano dalle cattive compagnie, lo portava a guardare le partite di football, lo sosteneva nelle sue gare e lo invitava spesso e volentieri a casa nostra. All'inizio avevo davvero pensato che Luke fosse mio fratello ma ci misi poco a provare qualcosa di più profondo. 
«Scherzi? Sono la tua ragazza ed è mio dovere starti accanto. E poi dovevo conoscere tuo padre prima o poi.»
«Speravo più poi che prima.» brontolò.
Sospirai e andai a stringergli le mani tra le mie per fargli sentire il mio appoggio. 
«So che non è facile per te tutto questo ma devi andare avanti, Luke. Lui, nel riportarti qui, sta cercando di rimediare ai suoi errori.»
«Rivederlo e congratularmi con lui per il suo matrimonio non cancellerà il passato.»
«Ma il fatto che hai accettato il suo invito vuol dire che, in fondo, vuoi riprovarci con lui.»
Lui rimase in silenzio a questa affermazione ed io ne approfittai per continuare.
«Non è una causa persa, amore. In te c'è ancora quel bambino che ha bisogno dell'unico genitore rimasto.»
«Era Carl l'unico padre che avevo.»
«Lo so. Lui rimarrà sempre qui.» mi toccai il petto all'altezza del cuore. «Ma almeno prova a riavere indietro quest'uomo che ti sta porgendo la mano. Il mio non è più in questo mondo ma il tuo sì e so che non te lo perdoneresti mai se un domani morisse senza prima aver chiarito le cose tra voi.»
Lui si girò a guardarmi con gli occhi e il sorriso pieni di amarezza.
«Hai ragione, come sempre.»

Il viaggio in bus dall'aeroporto a Limerick fu massacrante a livello fisico. Non poteva abitare più vicino a Dublino mio suocero? Certo che no. Dopo il nostro discorso sul rapporto con suo padre, abbiamo preferito cambiare argomento e spostarci sul surf e sulla prossima stagione sportiva. Era andato tutto bene finché non mi alzai per uscire alla nostra fermata. Mi ritrovai tutta indolenzita e il clima freddo di questa nazione non era il massimo per me che ero australiana fino al midollo. Non ero di certo preparata a due ore e mezza di autobus ma in compenso i paesaggi visti furono un vero spettacolo.
«Ciao, ragazzi. È andato bene il viaggio?» irruppe una forte e gioviale voce maschile. Ci girammo dopo aver preso i bagagli da sotto il bus e ci trovammo davanti una coppia di signori. Non ci volle tanto per capire che l'uomo era colui che aveva creato Luke visto che erano due gocce d'acqua. Bill era esattamente quello che sarebbe diventato Luke fra qualche anno e la cosa non mi dispiacque per niente. Accanto a lui, c'era la sua futura moglie, Molly, che mostrava un sorriso molto dolce. Doveva avere circa cinquant'anni anni o poco più e teneva i capelli neri raccolti in un chignon. I suoi occhi castani ci guardavano con curiosità mista a gentilezza. 
Visto che Luke era rimasto imbambolato a fissarli, mi presi io la briga di rispondere.
«Tutto bene, grazie. È stato lungo ma l'importante è essere qui.»
«Ben detto! Comunque è un piacere conoscerti, mia cara. Io sono Bill e questa affascinante donna è la mia futura sposa, Molly.» sorrise e indicò la presente al suo fianco.
«È un vero piacere fare la vostra conoscenza. Bill mi ha parlato molto di voi.» rispose la donna andando ad abbracciarmi. Io ne rimasi sorpresa ma non ci misi niente a ricambiare il suo caldo benvenuto.
«Estella. E il piacere è tutto mio.» dissi sfoggiando il mio miglior sorriso. 
«Ti ha parlato di noi? Sarei davvero curioso di sapere cosa ti abbia detto di preciso. Magari di quando mi ha abbandonato a diciotto anni per tornarsene qui o di quando non si è fatto sentire per anni fino ad adesso.» la voce di Luke uscì fuori più fredda e velenosa che mai.
Ci irrigidimmo tutti alle sue parole.
«Luke.» lo ammonii. 
«No, cara ragazza. Tranquilla, ha ragione. Me lo merito.» disse Bill. Il suo volto ferito mi fece stringere il cuore ma non potevo contestare. 
Molly andò a stringere il braccio del compagno e gli sorrise per rassicurarlo. C'era tempo per parlare ma non era quello il momento.
«Sarete stanchi, venite. La nostra casa è a pochi passi da qui. La vostra stanza è pronta da un bel pezzo e, per l'occasione, ho sfornato la mia rinomata torta di zucca.»
Ok, ora si che si ragionava. Ero stanca ma avevo anche un certo languorino.

La casa dei Kilney non era gigantesca ma molto accogliente. Appena entrati, l'odore di torta ci colpì con la potenza di un uragano. Sì, avevo decisamente fame.
Ci fecero accomodare in soggiorno e, mentre Bill portò i nostri bagagli di sopra nella stanza degli ospiti, Molly ci offrì subito il tè con una fetta di torta. 
«Spero sia di vostro gradimento.» disse lei.
Non ci furono dubbi dalle nostre facce di quanto avevamo gradito il dolce. Fu una delizia per il palato e mi promisi di chiederle la ricetta dopo. Non ero brava come mia madre nel cucinare però me la cavavo abbastanza bene. 
Quando finimmo la merenda e tornò Bill da sopra, ci fecero vedere la loro dimora.
La casa era un villino di due piani; nel primo c'era l'ingresso con soggiorno e cucina mentre sopra le stanze con bagno. Il giardino, invece, era grande giusto per un piccolo orto nella parte dietro dell'abitazione e per i vari fiori che piacevano alla padrona di casa. 
«Ora andate pure a rilassarvi di sopra. Poi, magari, prima di cena, potremo fare una passeggiata qui intorno. Limerick è un gioiellino.» disse Molly.
«Sarà un modo anche per Luke di vedere finalmente la fattoria che era dei suoi nonni e che poi è passata a me. Siamo in sei a lavorarci e riusciamo a fornire patate e latte a tutti gli abitanti della città.» disse orgogliosamente Bill. 
Cosa ammirevole. Presumevo che non fosse stato facile far continuare l'attività di famiglia dopo la sua lunga assenza in Australia. E quanto avranno sofferto i nonni di Luke nel non vedere lui e suo padre insieme tornare in patria.
«Ci farebbe piacere. Allora a dopo.» salutai e trascinai il mio taciturno uomo di sopra.

Luke

Avevano ragione su Limerick. Era un paesino davvero grazioso e gli abitanti erano molto cordiali e ospitali. Quando poi giungemmo alla fattoria dei Kilney, sentii una stretta al cuore. Ero piccolo l'ultima volta che avevo visto i miei nonni ma nel vedere quel pezzo di terra che gli era appartenuto fu come sentirli vicino a me. Ricordavo il sorriso dolce di nonna Siobhan e il vocione di quel burbero di nonno John. 
La serata passò abbastanza tranquilla e, dopo aver dato la buonanotte, io ed Estella andammo a rilassarci. Non rivolsi mai la parola a mio padre ma già che non c'erano state punzecchiate era un passo avanti. 
«La vuoi smettere di fare l'orso? Prova a spiccicare parola senza dover sputare veleno, per favore.» mi rimproverò Estella dopo essere uscita dal bagno. Pulita e profumata dalla doccia, si sedette vicino a me sul letto, avvolta in un misero asciugamano. 
La faceva facile, lei. Lo so che voleva il mio bene ma non era semplice affrontare il passato e andare oltre. Per colpa di Bill, non ero riuscito neanche a vedere i miei nonni irlandesi prima che morissero. Questa era una cosa che non sarei mai riuscito a perdonargli.
Estella sospirò e appoggiò la testa sulla mia spalla.
«Mi avevi promesso che ci avresti provato.» continuò.
«E ci sto provando, Estella, ma è difficile superare quel muro che ci siamo costruiti.»
«Ora promettimi che domani ci parlerai.»
«Non chiedermi questo.»
«Promettimelo.»
Strinsi i pugni ma subito dopo li rilassai, rassegnato. Conoscevo Estella e sapevo che era testarda come un mulo. Mi avrebbe rotto le scatole fino alla fine se non gli dicevo sì.
«Ok, va bene.» sbuffai.
Lei, in risposta, sorrise per poi compensarmi con un bacio sulla guancia.
«Questo è il mio Luke.»
Io sorrisi di rimando ma con un aggiunta di malizia. La sdraiai sul letto, sotto di me.
«Non pensare di cavartela con così poco. Devo avere qualcosa che mi incoraggi nell'impresa. Non penserai mica che possa farlo senza nessuna motivazione.» le sussurrai all'orecchio per poi mordicchiarglielo. La sentii rabbrividire e questo aumentò la mia eccitazione.
La guardai, bellissima e piena di vita. Mia.
«Direi che hai ragione.» disse per poi darsi da fare per rendermi la persona più felice del mondo.

La mattina dopo, Estella andò con Molly a comprare delle cose per il pranzo mentre Bill era andato da un amico per aiutarlo nel trasportare legna. Ero solo in casa. Ne approfittai per sistemare meglio i bagagli che avevamo lasciato in valigia ma ebbi difficoltà ad aprire il vecchio cassetto nel sotto dell'armadio. Nel forzarlo, me lo trascinai dietro facendo cadere il contenuto. Delle foto si sparpagliarono sul pavimento e rimasi incredulo nel vedere che ero il soggetto di esse. Nemmeno il tempo di raccoglierne una che sentii la voce di mio padre dietro di me.
«Carl mi mandava periodicamente le tue foto e mi faceva sapere per telefono i tuoi risultati.»
Mi girai verso di lui.
«Perché?» solo questo riuscii a chiedere. Sentivo come un groppo in gola.
«Perché ero pur sempre tuo padre. Ti ho sempre amato, Luke, ma non mi sentivo degno di te.»
«Ma che cazzo vuol dire? Tu mi hai lasciato quando avevo più bisogno di te! Sei un codardo!»
Lui rimase un attimo in silenzio. Ma quando quel silenzio cominciò a pesarmi, feci per avviarmi fuori dalla stanza. All'improvviso mi sentivo come soffocare.
Ma poi lui ricominciò a parlare.
«Prima che tua madre mi lasciasse, mi disse delle cose orribili. Mi disse che non aveva mai voluto essere legata nel matrimonio e tanto meno voleva dei marmocchi. Non eravamo niente per lei, Luke. Questo fece male perché, dopo anni a vivere insieme, sotto lo stesso tetto, pensavo di conoscere la persona che avevo accanto. Quando invece tutto non era altro che una bugia. Lei ci aveva sempre odiato e, inoltre, mi tradiva con l'uomo con cui è scappata già da molto tempo. Se non fosse che sei la mia copia avrei anche pensato che non fossi figlio mio.» disse, con un immenso dolore nello sguardo.
«Mi sentii un fallito, sia come uomo che come padre. Nonostante le sue parole, continuavo ad amarla e mi disprezzavo per questo. E non meritavo di avere un figlio meraviglioso come te. Quando Carl ti prese sotto la sua ala, fui felice e provai immenso orgoglio. Avevi trovato qualcuno che sapesse far sfruttare il tuo potenziale, che ti apprezzava per come meritavi. Fu allora che presi la decisione di tornarmene in Irlanda. Non c'era più posto per me in Australia, solo brutti ricordi. Lasciai il mio studio veterinario e te.»
«Papà, io...» provai a dire qualcosa ma ero talmente sconvolto da queste verità che non sapevo nemmeno se le mie parole potessero servire a qualcosa.
«Ma non ti lasciai mai del tutto. Anche quando arrivai qui, eri sempre nei miei pensieri. Mi pentii, praticamente, subito dopo aver preso l'aereo di averti abbandonato. Prima di partire, parlai con Carl e gli chiesi di continuare a starti accanto e mi feci promettere che avrei ricevuto ogni tre mesi tue notizie. Tramite quelle foto e le chiamate che mi faceva, mi sembrava di averti vicino.» una lacrima cominciò a scivolare dal suo occhio sinistro. 
«Poi Carl morì e la notizia mi rattristò molto. In quegli anni avevamo instaurato una buona amicizia  tramite te e aveva da subito compreso il mio dolore. Era un brav'uomo e avrei tanto voluto esserci al suo funerale.»
«Ma non ci sei stato.» lo accusai. 
«No, e ancora lo rimpiango. Avevo anche pensato di venire a prenderti e portarti qui ma, sono un codardo, hai ragione.»
«Aver ragione non cancella il dolore che mi hai provocato.»
«Lo so. Porterò questo peso nella tomba per questo ma ti prego, Luke. Dacci ancora una possibilità. Sono cambiato, aver incontrato Molly mi ha fatto capire che la vita è troppo breve per sprecarla in rimpianti e solitudine. Lei è stata la mia luce nel buio, mi ha dato una speranza dove vedevo solo disperazione. Mi ha dato il coraggio di contattarti e provare a riaverti nella mia esistenza.»
Lo capivo, in un certo senso. Estella era stato lo stesso per me. Se non fosse stato per lei, non avrei ceduto nel venire qui. Averla accanto scacciava l'oscurità che aveva albergato nel mio cuore da tanto tempo. In fondo, eravamo simili io e mio padre, e questa realtà mi colpì.
«Se potessi tornare indietro, prenderei a pugni il me del passato ma non è possibile. Non posso cancellare quello che è stato ma voglio esserci nel tuo futuro. Ti giuro che non ti lascerò più solo.»
Restai a fissarlo per un bel po'. Aveva ragione, non si poteva cancellare il passato ma era anche vero che avevamo bisogno di andare avanti e guardare verso il domani. Sospirai e, d'un tratto, mi sentii il cuore più leggero, come se mi fossi liberato di un peso che portavo da molto tempo. Non avrei dimenticato ma il desiderio e la speranza di avere di nuovo una famiglia mi fece prendere una sola decisione.
Allargai le braccia, aspettando il suo abbraccio. Quello che aspettavo da una vita.
«Al futuro?» gli chiesi e lui non se lo fece ripetere due volte.
Mi strinse a sé, con le lacrime agli occhi.
«Sì, figlio mio. Al futuro.»

Quando rientrarono Molly ed Estella, ci trovarono in salotto a parlare, dopotutto avevamo molti anni da recuperare e cose da chiarire. Entrambi ci guardarono felici e dopo pranzo gli dicemmo quello che era successo. Il passato era dietro l'angolo ma ero deciso a ricominciare. Dopotutto, un domani vorrei che i miei figli conoscessero almeno un nonno visto che l'altro non era più tra noi. Ma lo conosceranno tramite i racconti miei e di Estella, questo era certo.

Arrivò il giorno delle nozze. Molti invitati tra cui noi, aspettavamo fuori dalla chiesa che arrivasse la sposa. Mio padre era in trepida attesa sopra la scalinata. Come se una persona dolce e premurosa come Molly potesse mollarlo all'altare. Eh ma forse era meglio che non lo prendessi in giro per il suo nervosismo. Sicuramente anch'io sarò così quando mi troverò nei suoi panni.
Guardai Estella, bellissima nel suo vestito azzurro. Non mi ero ancora proposto perché so quanto è importante la carriera per lei e voglio aspettare il momento giusto per farmi avanti. 
Poi, la macchina che portava la sposa arrivò e sul viso di mio padre si dipinse un luminoso sorriso. Era bello vederlo così felice e innamorato.
«Come va, amore mio?»
A questa domanda, sorrisi con calore. Ero finalmente in pace. 
«Bene, Estella. Ora sto bene, mia luce nel buio.» E dopo averla stretta a me, ci avviamo dentro la chiesa per assistere alla felicità del mio ritrovato genitore.

FINE

_______________

Al prossimo racconto e dateci sotto con i consigli che, come vedete, ho ancora molto da imparare.

sabato 28 settembre 2024

Anteprima - Her greatest adventure di Hannah Cowan

 In arrivo a Ottobre questo romance contemporaneo da casa Triskell. 


Titolo: Her greatest adventure – Edizione italiana
Titolo originale: Her Greatest Adventure
Serie: Greatest Love 2
Autrice: Hannah Cowan
Traduttrice: Lunaverde
Editore: Triskell Edizioni
COLLANA: ROMANCE
Uscita: Ottobre 2024
ISBN EBOOK: 979-12-207-0946-0
ISBN CARTACEO: 979-12-207-0947-7
Genere: romance contemporaneo, Brother-best-friend, Friends-to-lovers, golden retriever
Lunghezza: 320 pagine

Trama:

Adalyn
Sono anni che pianifico il giro del mondo. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, infatti di colpo mi ritrovo senza compagna di viaggio e con il portafoglio vuoto per poter riprogrammare tutto. Sono troppo testarda per arrendermi e rinunciare e, non avendo altra scelta, chiedo aiuto all’unica persona che ha tutta l’estate libera.

Cooper White è il migliore amico di mio fratello. Un tipo dolce, sempre con la soluzione in tasca, capace di trovare le parole giuste in ogni circostanza. Prevedo noia e monotonia. Invece, più passiamo il tempo insieme, più faccio nuove scoperte su di lui. Tra noi nasce una bellissima amicizia, ma, dopo una serata alcolica, cambia tutto.

E adesso… è diventato mio marito.

Cooper
Adalyn Hutton è un enigma. Non avrei mai pensato che ci saremmo affezionati tanto in così poco tempo, d’altra parte è impossibile tenerla a distanza. Ogni giorno che passo con lei, il muro che ho innalzato tra noi si crepa un po’ di più, fino a sgretolarsi del tutto.

Considerando l’amicizia che mi lega a suo fratello, il fatto di averla sposata per sbaglio dovrebbe essere un errore madornale. Invece è proprio l’opposto. Ormai non si torna più indietro. Mi basta uno sguardo alla fede che porto al dito per ricordarmi le promesse che ci siamo scambiati. E devo ammettere che di guardarla non mi stanco mai.



Alla scoperta del Romance to Romance Days

 


ROMANCE TO ROMANCE DAYS

Quante volte, soprattutto noi che viviamo dal centro fino al sud Italia ed isole, ci siamo trovati in difficoltà per partecipare alle fiere letterarie più famose? Quante volte non abbiamo tempo di organizzarci con trasporto e alloggio? Bè, per questo arrivano in soccorso le fiere virtuali. Anni fa la organizzai una io durante il periodo di Covid perché gli incontri fisici erano off limits ma stavolta, udite udite, altre persone volenterose hanno pensato di crearne una per gli amanti del genere romance. Senza togliere nulla alle fiere fisiche dove puoi incontrare e abbracciare i tuoi autori preferiti ma non possiamo negare che anche quelle virtuali siano molto comode per chi non può permettersi un viaggio in quel determinato periodo. Perché, diciamocelo, bisogna organizzarsi in tempo per trovare una struttura che ti ospiti senza spendere troppo e vicino al luogo della fiera. Poi, per chi viene da province lontane dalla città principale come me, devi mettere in conto anche più di un trasporto pubblico che può risultare molto pesante. 


Iscriversi è molto semplice. Basta cliccare QUI e in un attimo entrerai a far parte di questo evento e avrai in omaggio una Welcome Bag virtuale con extra e gadget per veri lettori di romance. Non ci si annoierà nell'attesa di questi Days perché ci terranno occupati di continuo con quiz, approfondimenti e news sulle entry autori e case editrici. Su Instagram potete già vedere una bella scuderia di talenti e di gruppi che hanno portato nella nostra editoria gioiellini di ogni genere. 

Questa iniziativa avrà lo stesso scopo delle più popolari fiere italiane, cioè quella di dare un rifugio a noi lettori, dove potremo scambiarci opinioni, fare domande ai nostri autori e ricevere cartacei e gadget comodamente a casa. 

Anche gli autori e le case editrici ne beneficeranno, seppur senza contatto fisico, potranno pubblicizzare i loro lavori senza pagare per il trasporto, il loro vitto e alloggio e la bancarella all'interno dell'edificio. Quindi che aspettate a proporvi se non lo avete ancora fatto?

La mia opinione è favorevole, indubbiamente, e non vedo l'ora che inizi. Vi aspetto lì e nei loro social.
  


venerdì 20 settembre 2024

Cover Reveal - Bluebell di Giada Del Greco


In uscita tra pochi giorni questo romance contemporaneo da casa ODE.


Titolo: Bluebell
Autore: Giada Del Greco
Editore: O.D.E. Edizioni
Genere: Contemporary romance
Pov: 1 persona alternati
Prezzo ebook: € 3,49 prezzo lancio prime 24h 2,99
Prezzo cartaceo: da definire
Data pubblicazione: 25 settembre
Pagine: 220 circa
Trilogia: no
Autoconclusivo: sì

Sinossi:
Bluebell ha diciotto anni, un cappellino in testa e solo tanta voglia di essere invisibile.
Sa che può contare solo su se stessa, che le emozioni sono pericolose e che tutto quello che può distrarla dal suo scopo è una inutile perdita di tempo.
E poi arriva Ethan. È testardo, stressante ma ha un cuore grande. È un ragazzo che non sa nulla di Bluebell, non conosce il suo passato, eppure decide di starle accanto.
Le più belle storie d'amore nascono per caso.
E allora seguiamo il destino che è appena entrato in quella scuola laggiù e si dirige verso gli armadietti...

Estratto 1:
Ogni volta che mi tocca, le mie difese si crepano e nello spazio che si crea, Ethan ci pone una mattonella.
La strada che sta costruendo per raggiungermi ha preso la direzione giusta, prego che continui, che non si stufi e che non scopra mai la verità.

Estratto 2:
Pensavo che le mie braccia fossero nate per giocare a baseball, ora so per certo che sono nate per stringerla.

Biografia:
Mi chiamo Giada Del Greco, sono nata il 9 Maggio del 1980 a Livorno, sono sposata, ho un figlio e un simpatico bassotto nano di nome Anubi.
La lettura e la scrittura sono sempre stati i miei luoghi sicuri, fin da bambina, per questo mi reputo una sognatrice.
Attraverso le parole su carta cerco di dare vita a storie semplici che trasmettano però ciò in cui credo, sentimenti come l'amicizia e l'amore.
Nel 2012 ho pubblicato con la DrawUp edizioni il fantasy romance Niente di magico tranne l'amore, che ha avuto tre riconoscimenti letterari (Premio giuria lettori al concorso nazionale “Un libro amico per l'inverno”; Finalista con punti 43/50 al Premio Internazionale di arte e letteratura 27° ed. Phintia; Terzo classificato al Premio nazionale di Graffiti Camuni Narrativa Sirmione Lugana.)
Nel 2022 ho pubblicato con la NeP edizioni il romance L'uomo dei miei sogni (o forse no!) che ha ottenuto una menzione speciale al Premio Internazionale Litterae Fiorentinae ed. 2023 ed è stato presentato al Salone internazionale del libro a Torino.
Nel 2024 ho pubblicato con la PubMe edizioni nella collana DarkBrightLove il romance La donna dei miei incubi (o forse no!).
Anche se è difficile riuscire a emergere in questo mondo, ho imparato che se una cosa ti fa stare bene devi continuarla a fare, indipendemente dal risultato finale.
Quindi, proteggete sempre i vostri sogni e combattete per essi.