Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara della Nicchia Letteraria |
Buongiorno, miei cari! Come si vede che sono tornata all'incasinata routine che seguivo prima della quarantena. Ho a malapena il tempo di respirare, ahahah. Comunque, non rinuncio, di certo, a torturarvi con un altro mio racconto per questa rubrica. Il tema, indovinate un pò, è il mare. Location adatta al periodo estivo e che, quest'anno, non credo che ce lo godremo come abbiamo fatto negli anni passati. Per questa volta, ho deciso di continuare le avventure dei personaggi del racconto precedente. Quindi ritornano Julian, Cecily, il piccolo Theo e il tenero Hugo. Considerato il mio amore per i cani e per i bambini, comprenderete perché mi risultava difficile lasciarli.
Baby Gift
Trama: Cecily e Julian si sono sposati e attendono l'arrivo del primo figlio. Theo non sta più nella pelle per l'arrivo del cuginetto e, insieme al suo fidato cane, andranno alla ricerca di un regalo per il nascituro. Chissà se sarà un maschio oppure una femmina.
******
Mancava pochissimo alla loro destinazione. Theo sporse la testa fuori dal finestrino e rimase, a occhi chiusi, a deliziarsi della fresca brezza marina. Avevano deciso di partire la mattina presto per non subire la troppa calura estiva, e, ormai, pochi minuti li separavano dalla loro casa al mare. Potevano intravedere la spiaggia, dalla strada che stavano percorrendo. Anche il suo cane si mise vicino a lui, per prendere un po' d'aria, ma il bambino lo tirò indietro per paura che si sporgesse troppo e cadesse. Ormai era diventato grande di stazza, ma rimaneva comunque un tontolone.
-Qual è la prima cosa che vogliamo fare, una volta lì?- chiese Cecily, o meglio, zia Cecily.
Ebbene sì, quel ghiacciolo di suo zio Julian era riuscito finalmente a mettere la testa a posto. Non era poi così stupido da lasciarsi sfuggire un gioiello come la sua insegnante di matematica.
Si sono sposati a novembre, in una cerimonia semplice, con pochi amici fidati. Assolutamente perfetto per loro. Il bambino aveva storto il naso nel vedersi con il vestito elegante, con tanto di cravattino, ma, vedendo il sorriso felice di Cecily, aveva soffocato le proteste. La parte più divertente fu quando Hugo, che stava portando le fedi verso l'altare, scivolò, facendo volare gli anelli sotto il bancone di legno, dietro al prete. Per riprenderli, si erano inchinati sia gli sposi che il parroco ed è finita con una bella capocciata tra Julian e quest'ultimo. Il povero cane si beccò l'occhiataccia del padrone più grande, mentre quello più piccolo rise sotto i baffi.
Non passò molto tempo che la cicogna fece visita ai suoi zii. La pancia di Cecily cresceva, e Theo non riusciva a resistere alla tentazione di toccargliela e provare a sentire il bambino che c'era dentro. Chissà come ci era finito là dentro. I suoi genitori non gli avevano mai spiegato come era nato, ma sapeva che le coppie dovevano stare molto vicine per avere una simile benedizione. In quel bambino vedeva il fratellino o la sorellina che aveva tanto richiesto alla sua mamma. I suoi compagni di scuola dicevano che sarebbe stato meglio un maschio, con cui avrebbe potuto giocare a calcio e con i robot, ma a lui non importava il sesso. Gli sarebbe andata bene anche una femmina, da proteggere come una principessa.
-Mare! Voglio andare in acqua!- esclamò Theo, nel risponderle. Hugo abbaiò, come approvazione alla proposta del bambino.
-D'accordo. Ma prima, posiamo i bagagli in casa.- acconsentì l'uomo, guardandolo dallo specchietto retrovisore, mentre guidava.
-Ooook.- disse il nipote e, per il resto del tragitto, rimase tranquillo.
Arrivati alla casa, che avevano affittato per le vacanze, il bambino con il cane scesero subito dalla macchina e ammirarono l'edificio. Era un piccolo casale fatto di legno e pietra. Circondato da alberi maestosi, se ne stava lì in mezzo al nulla. Era modesto ma a portata di tutto. Con una breve camminata di circa dieci minuti si arrivava al paesino e poco più in là alla spiaggia. Julian l'aveva scelta di proposito, visto che con la moglie incinta, non avrebbero potuto esagerare con le passeggiate.
L'uomo portò i bagagli dentro, con l'aiuto del nipote. Cecily scese con calma dalla macchina ed entrò in casa. Si guardò intorno con Hugo che scodinzolava felice.
Anche l'interno era molto carino, su un unico piano. Avevano due camere, un ingresso che faceva anche da soggiorno, un bagno e una piccola cucina. Cecily amava le cucine grandi con l'isolotto ma, per un periodo breve, sarebbe andato bene quello spazio ridotto per preparare dei buoni pasti. Voleva assolutamente provare a fare dei piatti di pesce che le avevano suggerito le colleghe. Purtroppo, a causa delle nausee mattutine nei primi mesi, aveva dovuto rinunciarci per un po'. Ma avrebbe presto recuperato, parola d'onore.
-Ora spiaggia!- ricordò Theo, dopo aver sistemato gli zaini e i borsoni.
-Sì, sì. Ora andiamo.- alzò gli occhi al cielo, Julian. Marito e moglie si sorrisero, poi lui andò a prendere il necessario. Con la borsa da mare da una parte e Cecily dall'altra, l'uomo si incamminò e, presto, il nipote con il cane li precedettero, pieni di gioia ed aspettative.
Avevano trovato un tratto di spiaggia vuoto e, immediatamente, si sistemarono lì. Nemmeno il tempo di posare a terra la borsa che Theo e Hugo erano già in acqua a divertirsi. Cecily e Julian li guardarono, sorridenti. La loro famiglia era davvero magnifica e, presto, avrebbe avuto una piccola aggiunta.
La donna si avvicinò alla riva, subito seguita dal marito.
-Sono un disastro.- disse con un sospiro, nel vedere il suo riflesso nell'acqua.
-Tesoro, sei una visione. Porti il mio bambino sotto il cuore e non potrei essere più felice.- rispose suo marito, finendo di impiantare l'ombrellone sulla sabbia.
-Non lo eri tanto l'altro giorno quando ti ho fatto svegliare nel cuore della notte per le mie voglie. Ti avevo avvisato che sarai diventata intrattabile.- sbuffò, incrociando gli occhi al cielo.
Julian mise il broncio. Non poteva darle torto. La sua pazienza era tanta ma le sue voglie la mettevano, davvero, a dura prova.
-Ok, sì, è vero. Odio le sveglie improvvise, ma sopporto tutto con gioia per te e nostra figlia.-
-Potrebbe essere un maschietto, sai? Non sappiamo ancora se ha gli attributi o meno. Nell'ultimo controllo, questo birichino si è ben nascosto.-
Lui sorrise intenerito e si chinò all'altezza della pancia della moglie. L'abbracciò, posando l'orecchio sul suo ombelico, in attesa di un nuovo movimento.
-Sono sicuro che sarà una bambina, bella e dolce come sua madre.-
-Ruffiano.- scoppiò a ridere, lei, ma presto si bloccò nel sentire un forte calcetto dal piccolo. Maschio o femmina che era, sicuro, aveva delle forti gambine. Facevano un po' male ma, vedendo l'espressione beata e orgogliosa di suo marito, non aveva cuore di lamentarsene.
Rimasero per qualche minuto così ma, poi, un pensiero improvviso li colpì come un fulmine. C'era troppo silenzio intorno a loro.
Si guardarono preoccupati.
-Dove sono Theo e Hugo?- esclamarono all'unisono.
E il panico li sopraffece.
Perfetto! Ora aveva tutto il necessario per costruire il suo regalo. Ci aveva pensato per mesi, e anche se gli avevano detto che non c'era bisogno di alcun dono, Theo si era spremuto le meningi. Ci teneva davvero a dare qualcosa al suo futuro cugino o futura cugina, ma aveva visto che i neonati erano davvero piccoli e delicati, quindi non era stato facile scegliere il regalo adatto.
Gli dispiaceva essersene andato durante un momento di distrazione dei suoi zii, ma voleva che fosse una sorpresa.
Le conchiglie c'erano, e tante, lo spago e la colla erano a casa, dentro al suo zaino, e aveva trovato anche i bastoni adatti. La sua giostrina per la culla sarebbe venuta una meraviglia. Era un regalo che andava bene sia per un maschio che per una femmina, e, sicuro, sarebbe stata una bella decorazione per la culla in legno chiaro che avevano comprato qualche mese fa. Non vedeva l'ora di mettersi all'opera ma, non appena si girò, si accorse di essersi perso. Oh no! Concentrato com'era nello scegliere le conchiglie, non aveva fatto caso a dove andava. A quel punto, poteva contare solo su Hugo.
-Ehi amico, sai dove ci troviamo, vero?-
Lo sguardo vacuo che gli rivolse il cane non gli fu di conforto. Sentì le lacrime pungergli negli occhi, premendo insistenti per uscire. Ma non poteva cedere. Era un ometto forte e, tra pochi mesi, sarebbe diventato una specie di fratello maggiore. Si sfregò gli occhi, ricacciandole indietro, e si guardò intorno. Andando lungo la riva, era arrivato vicino a una scogliera, e, in cima ad essa, c'era un faro. Come gli sembrava imponente da sotto. Guardò la strada che portava su verso il faro, e decise di percorrerla. Magari ci sarebbe stato un guardiano a cui chiedere.
Ci misero una ventina di minuti ad arrivare e, per fortuna, le sue speranze risultarono ben riposte. C'era un anziano signore, seduto su una panchina a leggere. Non doveva avere più di settant'anni, con la pelle scurita dal sole, in netto contrasto con i capelli bianchi. Appena l'uomo si accorse di loro, puntò i suoi occhi azzurri al simpatico duo e gli sorrise, benevolo.
-Salve.- salutò il guardiano.
-Salve.-
-Cosa vi porta qui, miei piccoli viaggiatori? Sta per fare buio e non è consigliato stare fuori troppo a lungo.- li ammonì. Theo pensò che, se avesse avuto ancora un nonno in vita, sarebbe stato come l'uomo che aveva di fronte. Sembrava tanto solo ma, nel profondo, sentiva che era una persona buona. Il suo istinto non si sbagliava quasi mai in questo e la reazione gioiosa di Hugo glielo confermava. Il suo cane non scodinzolava agli sconosciuti se pensava che erano minacce.
-Ci siamo persi. Stavo raccogliendo delle conchiglie e non avevo fatto caso a dove andavamo.- ammise colpevole, il bambino.
Il vecchio lo guardò intenerito e si alzò piano dalla panchina.
-Ti ricordi il numero di cellulare dei tuoi genitori? Puoi chiamarli dal telefono del faro e farli arrivare qui.-
-Non ho più i genitori. Vivo con i miei zii, e il numero di zio Julian me lo ricordo bene.-
L'uomo si rattristò nel sentire questo ma non disse altro. Entrò un attimo dentro al faro e ne uscì, poco dopo, con un telefono.
-Tieni.- disse porgendoglielo.
-Grazie mille, signore!- esclamò contento, Theo. Prese il telefono e subito chiamò lo zio. Come si aspettava, Julian e Cecily erano furiosi con lui. Ma erano anche tanto sollevati di sentire che stavano bene. A malincuore, sentì, dietro la voce dello zio, i singhiozzi della zia. Da quel momento, decise che avrebbe cercato di non farli più preoccupare. Non si meritavano un tale dolore da parte sua. Era l'unica famiglia che gli era rimasta, dopotutto.
Una volta finita la chiamata, si sedette sulla panchina vicino all'anziano, mentre Hugo si accucciò tranquillo ai suoi piedi.
-E' la prima volta che venite qui?- chiese il vecchio.
-Sì, è anche la prima vacanza che faccio senza mamma e papà. Mi fa male pensarci ma purtroppo è così.-
-Mi spiace. Devono mancarti tanto.-
-Già. Ma almeno non sono solo. Zio Julian e zia Cecily sono meravigliosi, e poi, è grazie a me che si sono conosciuti e innamorati.-
-Davvero? Raccontami un po'.- lo incitò l'uomo.
-Dunque, era il mio primo giorno di scuola...- e così, cominciò a raccontargli di come aveva conosciuto Cecily, di come suo zio l'aveva corteggiata fino al matrimonio e all'imminente arrivo del cugino o cugina.
Il tempo passò finché non arrivarono i due coniugi a riprenderli. Julian avrebbe voluto dargli una bella sculacciata, ma la moglie lo aveva preceduto andando ad abbracciare stretta il nipote.
-Non farlo mai più! Siamo intesi?- lo sgridò Cecily. Ci era mancato poco che le venisse un attacco di cuore.
Il bambino annuì e ricambiò la stretta mentre Hugo mugolava, come ha chiedere perdono.
La coppia si girò verso il guardiano e lo ringraziarono.
-Vi siamo davvero riconoscenti per quello che avete fatto.- disse Julian andando a stringere la mano di lui. Cecily si avvicinò sorridendogli, grata.
-Figuratevi.-
-Siete stato davvero gentile. Non voglio pensare a quello che poteva succedere se queste due pesti non vi avessero trovato.- commentò Cecily.
-Non pensateci più. Ormai è tutto finito. Nelle vostre condizioni non dovete sforzarvi troppo.-
-E' quello che le dico sempre io ma non ascolta mai.- sbuffò Julian, beccandosi un'occhiataccia dalla moglie.
-Ahahah le donne sanno essere davvero testarde, mi trovate d'accordo. Mia moglie era uguale.-
-Zio, zia, possiamo invitare questo signore domani a pranzo?- propose Theo, guardando con occhi da cucciolo i due adulti. Voleva rivedere questo gentile uomo anche il giorno dopo.
-Che splendida idea, Theo. Che ne dite, signor...?-
-Mi chiamo John. John Horace, la mia famiglia sorveglia questo faro da generazioni.-
-Piacere di conoscerla, signor Horace. Io sono Julian Johnson, questa è mia moglie Cecily e le due pesti, che ha già avuto modo di conoscere, si chiamano Theo e Hugo.-
-Piacere mio.- sorrise l'anziano.
-Allora? Verrai domani?- incitò il bambino.
Il vecchio John ci pensò un attimo poi accettò, rendendo felice il ragazzino.
Visto che si stava facendo brutto, dopo gli ennesimi ringraziamenti, si congedarono, dandosi appuntamento il giorno dopo.
Una volta arrivati alla casa, Theo dovette sputare il rospo riguardo al regalo che aveva in mente per il nascituro. Non gli era stato più possibile nascondere ciò che aveva raccolto in spiaggia e il motivo per cui si era perso. Non amava le bugie quindi ha dovuto dire tutto. Addio sorpresa.
-Oh tesoro. Hai fatto tutto questo per fare una giostrina con le conchiglie.- disse Cecily, accarezzandogli la testa. Il suo amore materno non poteva essere più grande.
-Sì, volevo farvi una sorpresa ma alla fine...- mise il broncio.
-Che ne dici se, invece, ci mettiamo noi due a costruirla domani mattina?- propose Julian.
-Sul serio?- si illuminò il bambino.
-Certo. Sono sicuro che verrà una meraviglia.-
-Sììììì!- esclamò entusiasta, Theo, andando poi ad abbracciare lo zio.
-Ma devi prometterci che non ci farai mai più preoccupare così.- disse Cecily.
-Ve lo giuro. Non lo farò più.- disse sincero e i due coniugi sorrisero mentre quel pelandrone di Hugo se la dormiva, ormai da un pezzo, sul divano.
La vacanza, a parte quell'incidente, procedette senza altri dispiaceri. Si divertirono a costruire il regalo per il neonato in arrivo, a giocare in spiaggia e, anche, a chiacchierare con il signor John. Dopo quel pranzo, fu una piacevole compagnia per tutta la durata della vacanza. Fu, a malincuore, che il bambino si separò da lui, una volta conclusa la sua permanenza lì. Tuttavia, si promisero di rivedersi l'anno prossimo.
I mesi passarono e i pianti di una bambina cominciarono a riempire casa Johnson. La piccola Heather era nata in una giornata di temporale. Il travaglio era durato a lungo ma, alla fine, si era concluso tutto per il meglio. Julian non le staccava quasi mai gli occhi di dosso e, quando andava al lavoro, non smetteva di parlare di lei con i colleghi, come fosse un tesoro di inestimabile valore. E per loro lo era. Theo, anche, non faceva che parlare orgogliosamente di lei a scuola. Cecily li guardava alzando gli occhi al cielo. La sua piccolina aveva rincitrullito i maschi di casa. Alla fine, aveva avuto ragione Julian, sul sesso del nascituro, e ancora se ne vantava con la moglie. E non solo, Heather era anche la copia del padre. Nove mesi di sopportazione, dodici ore di travaglio per poi dare alla luce una Julian al femminile. La vita era proprio ingiusta. Non che Cecily ci trovasse niente di male nel bellissimo aspetto di suo marito, ma avrebbe voluto che sua figlia avesse anche qualcosa di lei. Non le restava che puntare sul carattere.
Cecily stava sistemando il loro letto matrimoniale, quando sentì la vocina di Theo provenire dalla cameretta della bambina. Si avvicinò pianissimo alla porta e vide il bambino muovere, leggermente e con un certo orgoglio, la giostrina di conchiglie che aveva creato.
Theo ammirò il sorriso di sua cugina e le fece qualche smorfia per farla ridere. Era così piccola. Con un dito andò a toccarle la manina e si abbassò per baciarla sulla fronte.
-Ti voglio bene, mia principessa.- le disse.
Julian arrivò di soppiatto al fianco della moglie. La strinse a sé e, con occhi colmi di amore, guardarono insieme i loro tesori più preziosi.
-Qual è la prima cosa che vogliamo fare, una volta lì?- chiese Cecily, o meglio, zia Cecily.
Ebbene sì, quel ghiacciolo di suo zio Julian era riuscito finalmente a mettere la testa a posto. Non era poi così stupido da lasciarsi sfuggire un gioiello come la sua insegnante di matematica.
Si sono sposati a novembre, in una cerimonia semplice, con pochi amici fidati. Assolutamente perfetto per loro. Il bambino aveva storto il naso nel vedersi con il vestito elegante, con tanto di cravattino, ma, vedendo il sorriso felice di Cecily, aveva soffocato le proteste. La parte più divertente fu quando Hugo, che stava portando le fedi verso l'altare, scivolò, facendo volare gli anelli sotto il bancone di legno, dietro al prete. Per riprenderli, si erano inchinati sia gli sposi che il parroco ed è finita con una bella capocciata tra Julian e quest'ultimo. Il povero cane si beccò l'occhiataccia del padrone più grande, mentre quello più piccolo rise sotto i baffi.
Non passò molto tempo che la cicogna fece visita ai suoi zii. La pancia di Cecily cresceva, e Theo non riusciva a resistere alla tentazione di toccargliela e provare a sentire il bambino che c'era dentro. Chissà come ci era finito là dentro. I suoi genitori non gli avevano mai spiegato come era nato, ma sapeva che le coppie dovevano stare molto vicine per avere una simile benedizione. In quel bambino vedeva il fratellino o la sorellina che aveva tanto richiesto alla sua mamma. I suoi compagni di scuola dicevano che sarebbe stato meglio un maschio, con cui avrebbe potuto giocare a calcio e con i robot, ma a lui non importava il sesso. Gli sarebbe andata bene anche una femmina, da proteggere come una principessa.
-Mare! Voglio andare in acqua!- esclamò Theo, nel risponderle. Hugo abbaiò, come approvazione alla proposta del bambino.
-D'accordo. Ma prima, posiamo i bagagli in casa.- acconsentì l'uomo, guardandolo dallo specchietto retrovisore, mentre guidava.
-Ooook.- disse il nipote e, per il resto del tragitto, rimase tranquillo.
Arrivati alla casa, che avevano affittato per le vacanze, il bambino con il cane scesero subito dalla macchina e ammirarono l'edificio. Era un piccolo casale fatto di legno e pietra. Circondato da alberi maestosi, se ne stava lì in mezzo al nulla. Era modesto ma a portata di tutto. Con una breve camminata di circa dieci minuti si arrivava al paesino e poco più in là alla spiaggia. Julian l'aveva scelta di proposito, visto che con la moglie incinta, non avrebbero potuto esagerare con le passeggiate.
L'uomo portò i bagagli dentro, con l'aiuto del nipote. Cecily scese con calma dalla macchina ed entrò in casa. Si guardò intorno con Hugo che scodinzolava felice.
Anche l'interno era molto carino, su un unico piano. Avevano due camere, un ingresso che faceva anche da soggiorno, un bagno e una piccola cucina. Cecily amava le cucine grandi con l'isolotto ma, per un periodo breve, sarebbe andato bene quello spazio ridotto per preparare dei buoni pasti. Voleva assolutamente provare a fare dei piatti di pesce che le avevano suggerito le colleghe. Purtroppo, a causa delle nausee mattutine nei primi mesi, aveva dovuto rinunciarci per un po'. Ma avrebbe presto recuperato, parola d'onore.
-Ora spiaggia!- ricordò Theo, dopo aver sistemato gli zaini e i borsoni.
-Sì, sì. Ora andiamo.- alzò gli occhi al cielo, Julian. Marito e moglie si sorrisero, poi lui andò a prendere il necessario. Con la borsa da mare da una parte e Cecily dall'altra, l'uomo si incamminò e, presto, il nipote con il cane li precedettero, pieni di gioia ed aspettative.
Avevano trovato un tratto di spiaggia vuoto e, immediatamente, si sistemarono lì. Nemmeno il tempo di posare a terra la borsa che Theo e Hugo erano già in acqua a divertirsi. Cecily e Julian li guardarono, sorridenti. La loro famiglia era davvero magnifica e, presto, avrebbe avuto una piccola aggiunta.
La donna si avvicinò alla riva, subito seguita dal marito.
-Sono un disastro.- disse con un sospiro, nel vedere il suo riflesso nell'acqua.
-Tesoro, sei una visione. Porti il mio bambino sotto il cuore e non potrei essere più felice.- rispose suo marito, finendo di impiantare l'ombrellone sulla sabbia.
-Non lo eri tanto l'altro giorno quando ti ho fatto svegliare nel cuore della notte per le mie voglie. Ti avevo avvisato che sarai diventata intrattabile.- sbuffò, incrociando gli occhi al cielo.
Julian mise il broncio. Non poteva darle torto. La sua pazienza era tanta ma le sue voglie la mettevano, davvero, a dura prova.
-Ok, sì, è vero. Odio le sveglie improvvise, ma sopporto tutto con gioia per te e nostra figlia.-
-Potrebbe essere un maschietto, sai? Non sappiamo ancora se ha gli attributi o meno. Nell'ultimo controllo, questo birichino si è ben nascosto.-
Lui sorrise intenerito e si chinò all'altezza della pancia della moglie. L'abbracciò, posando l'orecchio sul suo ombelico, in attesa di un nuovo movimento.
-Sono sicuro che sarà una bambina, bella e dolce come sua madre.-
-Ruffiano.- scoppiò a ridere, lei, ma presto si bloccò nel sentire un forte calcetto dal piccolo. Maschio o femmina che era, sicuro, aveva delle forti gambine. Facevano un po' male ma, vedendo l'espressione beata e orgogliosa di suo marito, non aveva cuore di lamentarsene.
Rimasero per qualche minuto così ma, poi, un pensiero improvviso li colpì come un fulmine. C'era troppo silenzio intorno a loro.
Si guardarono preoccupati.
-Dove sono Theo e Hugo?- esclamarono all'unisono.
E il panico li sopraffece.
Perfetto! Ora aveva tutto il necessario per costruire il suo regalo. Ci aveva pensato per mesi, e anche se gli avevano detto che non c'era bisogno di alcun dono, Theo si era spremuto le meningi. Ci teneva davvero a dare qualcosa al suo futuro cugino o futura cugina, ma aveva visto che i neonati erano davvero piccoli e delicati, quindi non era stato facile scegliere il regalo adatto.
Gli dispiaceva essersene andato durante un momento di distrazione dei suoi zii, ma voleva che fosse una sorpresa.
Le conchiglie c'erano, e tante, lo spago e la colla erano a casa, dentro al suo zaino, e aveva trovato anche i bastoni adatti. La sua giostrina per la culla sarebbe venuta una meraviglia. Era un regalo che andava bene sia per un maschio che per una femmina, e, sicuro, sarebbe stata una bella decorazione per la culla in legno chiaro che avevano comprato qualche mese fa. Non vedeva l'ora di mettersi all'opera ma, non appena si girò, si accorse di essersi perso. Oh no! Concentrato com'era nello scegliere le conchiglie, non aveva fatto caso a dove andava. A quel punto, poteva contare solo su Hugo.
-Ehi amico, sai dove ci troviamo, vero?-
Lo sguardo vacuo che gli rivolse il cane non gli fu di conforto. Sentì le lacrime pungergli negli occhi, premendo insistenti per uscire. Ma non poteva cedere. Era un ometto forte e, tra pochi mesi, sarebbe diventato una specie di fratello maggiore. Si sfregò gli occhi, ricacciandole indietro, e si guardò intorno. Andando lungo la riva, era arrivato vicino a una scogliera, e, in cima ad essa, c'era un faro. Come gli sembrava imponente da sotto. Guardò la strada che portava su verso il faro, e decise di percorrerla. Magari ci sarebbe stato un guardiano a cui chiedere.
Ci misero una ventina di minuti ad arrivare e, per fortuna, le sue speranze risultarono ben riposte. C'era un anziano signore, seduto su una panchina a leggere. Non doveva avere più di settant'anni, con la pelle scurita dal sole, in netto contrasto con i capelli bianchi. Appena l'uomo si accorse di loro, puntò i suoi occhi azzurri al simpatico duo e gli sorrise, benevolo.
-Salve.- salutò il guardiano.
-Salve.-
-Cosa vi porta qui, miei piccoli viaggiatori? Sta per fare buio e non è consigliato stare fuori troppo a lungo.- li ammonì. Theo pensò che, se avesse avuto ancora un nonno in vita, sarebbe stato come l'uomo che aveva di fronte. Sembrava tanto solo ma, nel profondo, sentiva che era una persona buona. Il suo istinto non si sbagliava quasi mai in questo e la reazione gioiosa di Hugo glielo confermava. Il suo cane non scodinzolava agli sconosciuti se pensava che erano minacce.
-Ci siamo persi. Stavo raccogliendo delle conchiglie e non avevo fatto caso a dove andavamo.- ammise colpevole, il bambino.
Il vecchio lo guardò intenerito e si alzò piano dalla panchina.
-Ti ricordi il numero di cellulare dei tuoi genitori? Puoi chiamarli dal telefono del faro e farli arrivare qui.-
-Non ho più i genitori. Vivo con i miei zii, e il numero di zio Julian me lo ricordo bene.-
L'uomo si rattristò nel sentire questo ma non disse altro. Entrò un attimo dentro al faro e ne uscì, poco dopo, con un telefono.
-Tieni.- disse porgendoglielo.
-Grazie mille, signore!- esclamò contento, Theo. Prese il telefono e subito chiamò lo zio. Come si aspettava, Julian e Cecily erano furiosi con lui. Ma erano anche tanto sollevati di sentire che stavano bene. A malincuore, sentì, dietro la voce dello zio, i singhiozzi della zia. Da quel momento, decise che avrebbe cercato di non farli più preoccupare. Non si meritavano un tale dolore da parte sua. Era l'unica famiglia che gli era rimasta, dopotutto.
Una volta finita la chiamata, si sedette sulla panchina vicino all'anziano, mentre Hugo si accucciò tranquillo ai suoi piedi.
-E' la prima volta che venite qui?- chiese il vecchio.
-Sì, è anche la prima vacanza che faccio senza mamma e papà. Mi fa male pensarci ma purtroppo è così.-
-Mi spiace. Devono mancarti tanto.-
-Già. Ma almeno non sono solo. Zio Julian e zia Cecily sono meravigliosi, e poi, è grazie a me che si sono conosciuti e innamorati.-
-Davvero? Raccontami un po'.- lo incitò l'uomo.
-Dunque, era il mio primo giorno di scuola...- e così, cominciò a raccontargli di come aveva conosciuto Cecily, di come suo zio l'aveva corteggiata fino al matrimonio e all'imminente arrivo del cugino o cugina.
Il tempo passò finché non arrivarono i due coniugi a riprenderli. Julian avrebbe voluto dargli una bella sculacciata, ma la moglie lo aveva preceduto andando ad abbracciare stretta il nipote.
-Non farlo mai più! Siamo intesi?- lo sgridò Cecily. Ci era mancato poco che le venisse un attacco di cuore.
Il bambino annuì e ricambiò la stretta mentre Hugo mugolava, come ha chiedere perdono.
La coppia si girò verso il guardiano e lo ringraziarono.
-Vi siamo davvero riconoscenti per quello che avete fatto.- disse Julian andando a stringere la mano di lui. Cecily si avvicinò sorridendogli, grata.
-Figuratevi.-
-Siete stato davvero gentile. Non voglio pensare a quello che poteva succedere se queste due pesti non vi avessero trovato.- commentò Cecily.
-Non pensateci più. Ormai è tutto finito. Nelle vostre condizioni non dovete sforzarvi troppo.-
-E' quello che le dico sempre io ma non ascolta mai.- sbuffò Julian, beccandosi un'occhiataccia dalla moglie.
-Ahahah le donne sanno essere davvero testarde, mi trovate d'accordo. Mia moglie era uguale.-
-Zio, zia, possiamo invitare questo signore domani a pranzo?- propose Theo, guardando con occhi da cucciolo i due adulti. Voleva rivedere questo gentile uomo anche il giorno dopo.
-Che splendida idea, Theo. Che ne dite, signor...?-
-Mi chiamo John. John Horace, la mia famiglia sorveglia questo faro da generazioni.-
-Piacere di conoscerla, signor Horace. Io sono Julian Johnson, questa è mia moglie Cecily e le due pesti, che ha già avuto modo di conoscere, si chiamano Theo e Hugo.-
-Piacere mio.- sorrise l'anziano.
-Allora? Verrai domani?- incitò il bambino.
Il vecchio John ci pensò un attimo poi accettò, rendendo felice il ragazzino.
Visto che si stava facendo brutto, dopo gli ennesimi ringraziamenti, si congedarono, dandosi appuntamento il giorno dopo.
Una volta arrivati alla casa, Theo dovette sputare il rospo riguardo al regalo che aveva in mente per il nascituro. Non gli era stato più possibile nascondere ciò che aveva raccolto in spiaggia e il motivo per cui si era perso. Non amava le bugie quindi ha dovuto dire tutto. Addio sorpresa.
-Oh tesoro. Hai fatto tutto questo per fare una giostrina con le conchiglie.- disse Cecily, accarezzandogli la testa. Il suo amore materno non poteva essere più grande.
-Sì, volevo farvi una sorpresa ma alla fine...- mise il broncio.
-Che ne dici se, invece, ci mettiamo noi due a costruirla domani mattina?- propose Julian.
-Sul serio?- si illuminò il bambino.
-Certo. Sono sicuro che verrà una meraviglia.-
-Sììììì!- esclamò entusiasta, Theo, andando poi ad abbracciare lo zio.
-Ma devi prometterci che non ci farai mai più preoccupare così.- disse Cecily.
-Ve lo giuro. Non lo farò più.- disse sincero e i due coniugi sorrisero mentre quel pelandrone di Hugo se la dormiva, ormai da un pezzo, sul divano.
La vacanza, a parte quell'incidente, procedette senza altri dispiaceri. Si divertirono a costruire il regalo per il neonato in arrivo, a giocare in spiaggia e, anche, a chiacchierare con il signor John. Dopo quel pranzo, fu una piacevole compagnia per tutta la durata della vacanza. Fu, a malincuore, che il bambino si separò da lui, una volta conclusa la sua permanenza lì. Tuttavia, si promisero di rivedersi l'anno prossimo.
I mesi passarono e i pianti di una bambina cominciarono a riempire casa Johnson. La piccola Heather era nata in una giornata di temporale. Il travaglio era durato a lungo ma, alla fine, si era concluso tutto per il meglio. Julian non le staccava quasi mai gli occhi di dosso e, quando andava al lavoro, non smetteva di parlare di lei con i colleghi, come fosse un tesoro di inestimabile valore. E per loro lo era. Theo, anche, non faceva che parlare orgogliosamente di lei a scuola. Cecily li guardava alzando gli occhi al cielo. La sua piccolina aveva rincitrullito i maschi di casa. Alla fine, aveva avuto ragione Julian, sul sesso del nascituro, e ancora se ne vantava con la moglie. E non solo, Heather era anche la copia del padre. Nove mesi di sopportazione, dodici ore di travaglio per poi dare alla luce una Julian al femminile. La vita era proprio ingiusta. Non che Cecily ci trovasse niente di male nel bellissimo aspetto di suo marito, ma avrebbe voluto che sua figlia avesse anche qualcosa di lei. Non le restava che puntare sul carattere.
Cecily stava sistemando il loro letto matrimoniale, quando sentì la vocina di Theo provenire dalla cameretta della bambina. Si avvicinò pianissimo alla porta e vide il bambino muovere, leggermente e con un certo orgoglio, la giostrina di conchiglie che aveva creato.
Theo ammirò il sorriso di sua cugina e le fece qualche smorfia per farla ridere. Era così piccola. Con un dito andò a toccarle la manina e si abbassò per baciarla sulla fronte.
-Ti voglio bene, mia principessa.- le disse.
Julian arrivò di soppiatto al fianco della moglie. La strinse a sé e, con occhi colmi di amore, guardarono insieme i loro tesori più preziosi.
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Eccomi arrivata alla fine anche stavolta. Spero che vi sia piaciuto e che mi lasciate un commento.
Alla prossima e bacioni dalla vostra Tany!
Non potevo non commentare visto che hai fatto tornare i miei protagonisti preferiti delle tue storie.
RispondiEliminaAdorooo il piccolo Theo, tenero e dolce mentre voleva fare il suo regalo personale, hai descritto perfettamente come ci si sentiva a voler fare qualcosa di speciale e l'angoscia che ha provato quando si è perso. E' stato fortunato ad aver trovato qualcuno di buono come il guardiano del faro. Mi è piaciuta tanto l'ambientazione, era come essere lì con loro e sei stata molto brava.
Un piccolo consiglio: una nuova rilettura avrebbe evitato piccolissimi ma fastidiosi errorini di battitura
Come sai, non ho avuto tanto tempo per rileggerlo troppo il testo XD la prima parte sì ma l'altra no. Però sono contenta che ti sia piaciuto uguale <3
EliminaCiao Tany! Sono felicissima di aver ritrovato i due protagonisti del mese scorso, che mi erano piaciuti tanto :-)
RispondiEliminaNoto con piacere che hai accolto il mio consiglio di non soffermarti più di tanto su aspetto fisico e/o passato dei protagonisti: in questa storia, secondo me, hai dato molto più spazio ai caratteri dei personaggi ed alle loro peculiarità, il che è un'ottima cosa. Buona anche l'idea di inserire il guardiano del faro. L'ambientazione marina è perfetta; tenere le scene che riguardano Theo ed il suo cane alla ricerca di conchiglie e poi di fronte alla neonata, e divertente il racconto del matrimonio.
Ti consiglio soltanto di stare attenta ai tempi verbali: tra il passato remoto della storia ed il trapassato prossimo delle retrospezioni, che sono tutti corretti, ho visto spuntare qualche passato prossimo che secondo me non ci sta proprio...
Al di là di questo, la tua storia mi è piaciuta tanto, quindi, ancora una volta, brava!!!
Ciao Tany. Il racconto è tenero e a tratti mi ha fatto anche sorridere. Purtroppo, però, la massiccia presenza di errori di ogni tipo ha reso la lettura meno piacevole di quanto sarebbe stata se tu avessi riletto con più attenzione. Te lo dico col cuore: se è una questione di tempo, meglio aspettare l'ultimo giorno utile, che mettere sul blog una storia potenzialmente molto carina, ma sciupata dalle sviste. C'è di tutto e di più: infodump, errori nei tempi e nei modi verbali, H dove non dovrebbero esserci, soggetto e verbo che non concordano... Peccato, davvero.
RispondiEliminaCiao Tany! Ho letto questo racconto con piacere: è stato bello ritrovare questa famiglia in una nuova avventura e penso tu sia riuscita a descrivere molto bene l'intero susseguirsi degli eventi, integrando bene anche il mare, tematica del mese. Quello che però non posso non notare, come hanno sottolineato anche le altre, sono i numerosi errori, e mi dispiace tantissimo perché credo fermamente che tu abbia un bel potenziale che, se affinato, potrebbe davvero dare frutti ancora più belli. Sai scrivere, sai emozionare, prenditi il tempo necessario a smussare le storie che scrivi. È un vero peccato la presenza di certe sviste che tolgono qualità a un lavoro di base molto buono. Spero di rileggerti nei prossimi appuntamenti con altre belle storie. Forza!!! Che la capacità di certo non ti manca. ;)
RispondiEliminaFinalmente leggo qualcosa di tuo che non sia una recensione! Mi sbaglierò ma ti ho trovato meticolosa nell'uso del linguaggio, quasi avessi ponderato parola per parola come impostare il discorso. Facendo particolare attenzione alla punteggiatura e quant'altro. Hai decisamente curato molto la forma. Stando alla trama, 👍
RispondiEliminaCiao Tania! Che dire, in questo racconto ci sono tutti gli ingredienti giusti per far intenerire anche il cuore più duro. Ritornare a leggere di Theo e Hugo è stato dolcissimo, ma questa volta hai inserito elementi nuovi che mi hanno fatto molto apprezzare la storia. Il connubbio Cecily-Julian è adesso più maturo, si sente il tempo trascorso e il loro rapporto certamente più solido; il pargoletto in arrivo, il fattore scatenante del piccolo momento di pathos del racconto; la presenza del guardiano: un nonnino che non si può non amare! Di certo un racconto molto più coinvolgente rispetto al primissimo capitolo, qui hai saputo valorizzare molto di più ogni singolo personaggio, contestualizzando la tematica del mese alla perfezione! Quindi bravisssssima!
RispondiEliminaCiao. Sono contenta che hai deciso di far tornare i protagonisti della storia precedente e raccontare qualcosa di nuovo su di loro. Devo dire che in questo episodio il protagonista è stato Theo, più che Julian e Cecily e ho apprezzato molto questa scelta. Vedere la vacanza, il mare, il mondo che li circonda attraverso gli occhi di un bambino è stato piacevole. Una scelta davvero ottima.
RispondiEliminaHo notato delle sviste, te le segnalo: Ti avevo avvisato che sarai diventata intrattabile. – credo fosse “sarei diventata”. Ci sono anche alcune virgole secondo di troppo, ma avendo io stessa dei problemi con loro ogni tanto, ti consiglio solo di rileggere e magari alleggerire un po’ lo stile.
Alla prossima,
Liv
Non ho ancora letto la storia del mese scorso, ma rimedierò. Per ora in pratica parto dalla seconda puntata.
RispondiEliminaMolto dolce e toccante. Descrivi bene le emozioni di grandi e piccini, il rapporto di fiducia che lega il bimbo agli zii, al suo cane e anche allo sconosciuto incontrato per caso.
La parte finale mi ha intenerito. Ho rivissuto un pochino la nascita della mia seconda figlia.
Ma è meraviglioso, Tania. È stato così bello ritrovare questi personaggi. Quanta dolcezza. Quanto amore. I miei complimenti. Le vicende di questi tuoi personaggi mi fanno ritrovare le emozioni che provo quando leggo i romanzi del mio adorato Nicholas Sparks. Complimenti. Inoltre hai uno stile curato, elegante e accattivante.
RispondiEliminaSono Silvia di Silvia tra le righe. Non mi sono firmata nel post precedente.
RispondiEliminaAnche un cuore di ghiaccio, a leggere questo racconto, si scioglierebbe <3 Ti giuro, è di una dolcezza pazzesca *-* Adoro il fatto che hai voluto raccontare ancora di questo quartetto, ora quintetto ;) Più leggo di loro, più li amo :3 Ergo, permettici di affrontarli qualche altra volta insieme a te :3
RispondiEliminaUna cosa che ho notato, a parte qualche errorino di distrazione per cui già sei stata bacchettata a sufficienza -ahahah <3 -: quando Cecily e Julian si rivolgono a John, gli danno del voi ahahah Non sapevo di essere stata catapultata in un'ambientazione tipicamente ottocentesca ahahah