sabato 29 settembre 2018

My Book Boyfriend #11 - Rime An-Elderin

Rubrica ideata da Missie del blog The Unread Reader
Salve a tutti! Era da un bel pò che volevo pubblicare questo articolo ma finendo nei meandri della lista dei post me ne sono dimenticata senza ritegno alcuno. Sono proprio una blogger smaturata. E' dall'uscita del secondo libro della serie La figlia di Odino che è in attesa, ci pensate? Avete capito chi è? Ma proprio lui! Il bellissimo ombroso Rime :D


 
Foto - Ben Dahlhaus
Nome: Rime An-Elderin
Età: 18

Razza: ---
Occhi: Grigio argento
Capelli: Biondo chiaro
Interesse amoroso: Hirka


Rime fa parte di una delle famiglie più importanti del mondo di Ymlanda. Ma invece di succedere a sua nonna tra lotte di potere e intrighi politici, preferisce diventare un Kolkagga, un guerriero ombra. E' molto devoto e si innamora della sua amica d'infanzia, Hirka, nonostante sia diversa da qualsiasi ragazza che conosca.


Una mano forte afferrò la sua.
   «È un punto per me, se ti tiro su?»
   Hirka stava quasi per mollare la presa. Era un sogno? Quella voce... ma certo, la conosceva! O aveva forse battuto la testa?
   Un punto per me? Non poteva essere nessun altro.
   Rime è tornato!

**********

Rime l'aveva bloccata con le braccia. Stava in ginocchio dietro di lei, e la teneva ferma. Le mise una mano sulla bocca, e le piegò la testa all'indietro. Lei ebbe un sussulto. L'uomo nella segreta aveva fatto la stessa cosa. Ma quello non era lui. Quello era Rime. Sentì le sue labbra vicino all'orecchio. Il suo respiro. Le parlò.
   «Tutti muoiono. Non ha alcuna importanza. Tutto muore. Esattamente così come è vero che tutto vive. Non ha importanza, Hirka. Ci dissolviamo e reincarniamo, sotto forma di qualcosa di nuovo. Tu sei cielo, sei terra, acqua e fuoco. Da viva e da morta. Tutti siamo morti. Siamo già morti».

**********

Stava succedendo qualcosa. Glielo vide negli occhi. Lo seppe prima che la afferrasse. Le sue mani affondarono tra i suoi capelli, e la tirò a sé. Le labbra si chiusero sulle sue. Bagnate di pioggia. Violente. Hirka perse la sensibilità nelle braccia. Avrebbe voluto gettargliele al collo, ma non riusciva a sollevarle. Lui le afferrò la testa con entrambe le mani, e le sembrò che fossero l'unica cosa che la teneva in piedi. La divorava famelico, e lei gli rispondeva. Non sapeva da dove provenissero, quegli istinti. La temerarietà, la certezza, il desiderio. Il Dono li prese entrambi, e a lei non sembrò che lui stesse evocando intenzionalmente. Il corpo di lei si risvegliò e divenne esigente. Gli si stringeva addosso, sentendo i propri singhiozzi.
   Pericoloso! Questo è pericoloso!
   Il Dono le rubò la certezza sulla sua identità. Questa cosa nuova, divina, non faceva per lei. Rime non faceva per lei. Lei era la figlia di Odino. Il marciume.
   Lui morirà! E ne è consapevole!
   Sentì la forza tornarle nelle braccia. Rime la stava baciando perché non aveva più nulla da perdere. Rischiava il marciume! Hirka si liberò e lo allontanò da sé. Lui sorrise, ma senza gioia. Sapeva cosa stesse pensando.
   «Il marciume è l'unica cosa in cui scegli di credere, Hirka?»
   Il corpo di lei desiderava ardentemente dargli ragione. Ascoltarlo. L'aveva baciata senza marcire. Un po' di più non poteva nuocergli... ma il sangue che scorreva nelle vene di Hirka sapeva che quella era una falsa speranza. Se avesse bevuto ancora, non sarebbe mai più riuscita a fermarsi. Non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Fin quando sarebbe stato troppo tardi per tornare indietro. Il marciume si sarebbe manifestato come bugia o verità. Il rischio era troppo alto. Sarebbe sempre stato troppo alto.
   La sua fronte si appoggiò al mento di lui. Rime la cinse con le braccia e la tirò a sé. «Sono Rime An-Elderin», le mormorò tra i capelli. «La forza è importante. L'amore è importante. La verità e la giustizia le avremo. Non nel Suo nome, ma nel mio».
   Lei chiuse gli occhi vicino al suo petto, e ascoltò i battiti del cuore. Il suono più meraviglioso che avesse mai sentito. La sensazione più bella mai provata. E tuttavia, anche la più terribile. Aveva assaggiato ciò che non avrebbe mai potuto appartenerle. Non senza ucciderlo. E quel fatto era insopportabile.


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