mercoledì 14 novembre 2018

Recensione: Ti vengo a prendere di Arianna Venturino



Autrice: Arianna Venturino
Casa editrice: Letteratura alternativa
Collana: Laboratorio femminile
Pagine: 180
Prezzo: 12,90 cartaceo

Trama: Rebecca è costretta ad una vita di sacrifici per colpa del suo passato, per colpa di sua madre che era una prostituta alcolizzata e di suo padre che era troppo impegnato per riconoscerla come figlia.
Con i capelli lunghi, scuri e sempre spettinati, fa un lavoro che non le permette di mantenere la casa dove abita insieme ai nonni.
Marco invece, a seicento chilometri di distanza da lei, conduce una vita da normale ragazzo universitario, si, ma con una sofferenza che lo spinge a pensare di porre fine a tutto il dolore.
Un social network li fa conoscere ma senza avvicinarli mai davvero.
Dopo un po’ di tempo, Rebecca trova il coraggio di scrivere a Marco.
In men che non si dica, si ritrovano in stazione a cercare ogni volta di darsi quel bacio in più prima di dividersi.
Quando la vita di Rebecca arriva al capolinea totale, fa scelte che la conducono a fare gli stessi errori di sua madre.
Grazie all’aiuto della sua migliore amica, Marco viene a sapere di ciò che la sua fidanzata sta facendo a se stessa e molla tutto partire e andare salvarla.
La ritrova però in uno stato che non si sarebbe aspettato.
Alla fine se la porta via con la forza dell’amore.


Premetto che non mi piace scrivere recensioni negative ma ahimè questo libro non mi ha presa.
I pov sono alternati e sono quattro. Leggiamo di vicende che stanno avvenendo ai giorni nostri e di ciò che è avvenuto anni o mesi prima, ciò funge da approfondimento per permettere al lettore di comprendere di cosa si sta parlando in determinati punti, per scatenare determinate ripercussioni sul presente. 
I protagonisti principali però, sono due. Il personaggio di Rebecca e quello di Marco, i quali non mi hanno entusiasmata o particolarmente coinvolta. I loro atteggiamenti, modi di fare, non mi sono risultati troppo convincenti, mettiamola pure così: troppo zucchero per i miei gusti.
L'autrice non ha ancora raggiunto un giusto equilibrio per poter definire un proprio stile. 
L'introduzione di "riflessioni poetiche" all'interno della storia, l'ho approvata, ma qui questa forma di scrittura era anche troppo presente, e alla lunga  può risultare pesante. ( Per alcuni.)
I dialoghi erano da sviluppare, seppur in alcuni frangenti sembravano adeguati alle scene descritte.
Il materiale su cui lavorare ci sarebbe ma bisogna lavorarci su e tanto.
Un'ultima cosa e ho finito. Gli argomenti trattati, presi singolarmente ed estrapolati dal contesto, hanno un loro peso.
La famiglia, le paure, la speranza, l'amore a distanza, il bisogno di conoscere i "perché", quei "perché" svariati alla ricerca di risposte, risposte che potrebbero non arrivare mai...rivelano la voglia di lasciare qualcosa al lettore, di toccarlo, di tenerlo per mano nei momenti d'immedesimazione. Questa voglia però, deve crescere nell'autrice,  riuscendo così a spingerla oltre i suoi limiti, creando qualcosa di molto molto più grande ed importante.


(In stelline 2 1/2)

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