Buonasera, miei cari readers! Eccomi qua in una nuova puntata di questa fantastica rubrica, a cui partecipo molto volentieri insieme ad altre bravissime scrittrici. Il tema di questa volta è la figura del papà. Si avvicina la festa a lui dedicata e quindi abbiamo deciso di rendergli omaggio tramite i nostri racconti. Spero vi piaccia il mio e, ovviamente, sentitevi liberi di darmi la vostra opinione in merito. Ve ne sarei grata.
Trama: Olivia sta per sposarsi ma, prima di coronare il suo sogno d'amore, desidera a ogni costo conoscere il suo vero padre. E' stata cresciuta da un'amorevole famiglia, non le è mai mancato nulla, ma la voglia di scoprire le sue origini è tanta. Scoprire la verità sarà doloroso ma alla fine riceverà uno splendido regalo.
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Amava i suoi genitori. Con tutto il cuore. Ma lei doveva sapere, guardare in faccia l'uomo che aveva contribuito a metterla al mondo. Non le importava non condividere lo stesso sangue con coloro che l'hanno cresciuta ma doveva assolutamente sapere perché. Il motivo per cui l'aveva abbandonata.
Comodamente seduta sul suo posto in treno, guardava fuori dal finestrino sovrappensiero, stringendo con troppa foga il fascicolo con le informazioni riguardanti le sue origini. Buona cosa che il suo papà adottivo fosse un investigatore privato, e tra i migliori per giunta.
Guardò per la milionesima volta il fascicolo. Lei, Olivia Miller, era figlia di un ex detenuto. Arrestato per droga, Maxwell Graham si era fatto vari anni di carcere per poi venire rilasciato per buona condotta. Adesso viveva nel Montana, a Great Falls, e lavorava come falegname. Dopo che sua moglie era morta di parto, non aveva più pensato a risposarsi. Olivia pensò che doveva averla amata molto e forse lui non avrebbe voluto vedere la creatura per cui aveva perso la vita. Ma la ragazza doveva sapere, non si dava pace. Stava per convolare a nozze con il suo fidanzato storico Philip e non se la sentiva di unirsi a lui senza prima conoscere la verità sulla sua nascita.
Il viaggio durò poco e ben presto poté sgranchirsi le gambe indolenzite. Pochi chilometri la separavano da quell'uomo. Il suo padre adottivo, Oliver, l'aveva aiutata, non solo a individuare il suo genitore biologico, ma anche a organizzarle l'incontro. Quindi quest'ultimo sapeva che stava arrivando. Come l'avrebbe accolta? Chissà se gli somigliava. Chissà se aveva ereditato da lui il colore ramato dei capelli o il verde degli occhi.
Prese il pullman e si mise a guardare, con ansia sempre più crescente, le case e i boschi susseguirsi.
Era bello, il Montana. Ci era andata varie volte in gita scolastica e mai avrebbe creduto che fosse proprio lì il suo vero sangue.
Quando scese dal mezzo, il cuore cominciò a battere a mille. La borsa con il fascicolo pesava come un macigno. Avevano appuntamento in un bar vicino alla fermata ma non aveva dubbi su chi fosse l'uomo seduto sulla panchina di fronte. Nel fascicolo c'era una sua foto di quando era giovane ma quello che si trovò davanti era un uomo che aveva sofferto molto, un sopravvissuto alla dura vita del carcere e senza una famiglia con cui gioirne. Avevano gli stessi occhi, notò lei, e una lacrima scivolò lungo la guancia sinistra.
-Sei davvero tu? Sei Olivia...?- riuscì a dire l'uomo, gli occhi lucidi dalla commozione.
-S-sì.- riuscì a rispondere la ragazza, togliendosi frettolosamente dal viso la lacrima che le era sfuggita, ma subito ne seguì un'altra e poi un'altra ancora. Quella reazione fece scattare qualcosa nel cuore già spezzato del signore che corse ad abbracciarla stretta, come se non volesse più lasciarla andare.
-Oh piccola mia... mi dispiace tanto.- Quelle parole furono il colpo di grazia. Si lasciò andare a un vero e proprio pianto tra le braccia di quel padre di cui aveva scoperto da poco l'esistenza.
Aveva vissuto per diciotto anni nell'ignoranza finché ai suoi genitori adottivi non era sembrato giusto metterla al corrente della verità. Non era il sangue o il DNA a determinare una famiglia, il suo amore per loro non sarebbe mai svanito, ma mancava questo tassello per completare la sua esistenza.
Ricambiò l'abbraccio e rimasero così per vari minuti. Fino a quel momento, in cuor suo, aveva temuto di trovarsi un uomo freddo e impassibile, che aveva lasciato andare la sua creatura senza batter ciglio, ma invece Olivia sentì il cuore di lui battere come il suo. Il calore rassicurante del suo corpo. Quello non era per niente un uomo cattivo.
-Somigli così tanto a tua madre. Hai i suoi stessi capelli rossi e gli stessi bellissimi lineamenti.- commentò lui tirando su il naso. Anche lui avrebbe voluto piangere ma era un uomo piuttosto orgoglioso e odiava mostrarsi debole. Olivia cacciò via le ultime lacrime e sorrise. L'orgoglio era anche un suo difetto e spesso e volentieri le aveva causato guai con Philip.
-Com'era lei?-
-Vuoi davvero saperlo?-
-Sì. Sono venuta fin qui per questo. Voglio sapere tutta la storia dall'inizio.-
Lui la guardò intensificando lo sguardo. Non voleva ferirla, adesso che l'aveva ritrovata. Ma capiva il suo bisogno.
-D'accordo. Andiamo ad accomodarci in quel bar. Vieni-
Una volta seduti al tavolo e ordinato dei caffè, rimasero qualche secondo a studiarsi meglio. Lui sorrise commosso. Già, era davvero bella come la sua adorata Grace. Vedere sua figlia era come vedere sua moglie da giovane solo con il colore degli occhi diverso. Quello lo aveva preso da lui.
-Quando sei nata eri così minuscola che pensavo bastasse una folata di vento per farti volare via. Mi eri rimasta soltanto tu. Tua madre, Grace, non ce l'ha fatta, aveva perso troppo sangue, e per niente al mondo avrei voluto lasciarti.-
-Allora perché l'hai fatto? Perché mi hai lasciato ai piedi di una casa con solo un bigliettino e una copertina ricamata?-
-Quella copertina l'aveva fatta tua madre. Volevo che tenessi qualcosa di suo, che sentissi quanto lei ti ha amato e quanto ancora ti ami, in cielo ovunque lei sia.-
Olivia rischiò di ricominciare a piangere dopo quella confessione ma si diede forza per restare risoluta.
-Non hai risposto alla mia domanda.-
-Oh, hai un bel caratterino. Temo che quello tu l'abbia ereditato dal sottoscritto. Non mi è mai piaciuto girarci intorno. Ho sempre preferito l'essere diretto.-
-Allora perché indugi?-
-Perché potresti soffrirne e vergognarti di questo povero vecchio. L'ultima cosa che voglio è la tua infelicità, è questo il motivo per cui ti ho lasciato andare. So che il tuo padre adottivo, però, ti ha già rivelato buona parte del mio passato.-
-So che sei stato in carcere per droga ma che poi sei uscito per buona condotta.-
-Già.- sorseggiò il suo caffè e poi si grattò nervoso la testa. Una zazzera di capelli neri misti a grigi.
-Lo so che non è facile ma ti giuro che accetterò tutto quello che avrai da dirmi. Io non ti odio, voglio solo capire.-
-D'accordo. Ti racconterò la mia storia.-
Lei rimase in attesa. Era giunto il momento finalmente. L'uomo si schiarì la gola e cominciò a raccontare.
-La mia famiglia era problematica. Mio padre era un uomo assente, che preferiva passare più il tempo con l'amante che con noi, e mia madre era un'alcolizzata che a malapena si ricordava di avere un figlio. Sono cresciuto solo, non avevo fratelli e nessun amico. Non avevo nemmeno qualcuno che mi guidasse sulla retta via, perciò alle superiori fu facile per me cadere nella trappola della droga.- sospirò. -Nonostante la mia dipendenza, riuscii a finire la scuola con una votazione decente e cominciai a fare lo spacciatore. Mi ero creato un mio giro importante, ero abbastanza bravo, ma ecco che entra in scena tua madre.- le sorrise.
-La mamma?-
-Grace era una fioraia che si era da poco trasferita nel mio quartiere. Me ne innamorai all'istante ma lei all'inizio non voleva saperne di me, non desiderava una relazione dopo che il suo ragazzo l'aveva tradita con la sua migliore amica. Ma dopo mesi e mesi di corteggiamento serrato, riuscii a conquistarla. Sarò pure stato uno stupido spacciatore ma avevo il mio lato romantico.-
Sorrise nell'immaginarsi quell'uomo dall'aspetto attraente e rozzo con in mano mazzi di rose e cioccolatini. Dovevano essere davvero carini insieme.
-Arrivò il momento di dirle la verità sulle mie attività. Non fu facile per niente. Lei era pura e innocente, odiavo che un essere spregevole come me potesse macchiarla perciò decisi di mollare tutto. Le promisi eterna devozione e cominciai a trovarmi un lavoro onesto. Diventai un impiegato delle poste e una volta trovata la casa dei nostri sogni, ci sposammo. Sembrava che tutto stesse andando a meraviglia, che la mia vita finalmente poteva definirsi degna di essere vissuta. Avevo una moglie che mi amava, un lavoro ben retribuito e sicuro, e presto avremmo avuto il nostro primo figlio. Non potevo essere più felice. Tuttavia...- si bloccò, l'amarezza che impregnava i suoi occhi.
-Tuttavia il passato era tornato a tormentarti. Non è così?- intuì lei stringendo i pugni sulla gonna.
-Esatto. Avrei dovuto saperlo che non era così semplice cancellare i propri peccati. Un vecchio cliente, per vendetta nei miei confronti, fece il mio nome alle autorità. Ti stavo ammirando attraverso il vetro della nursery quando un mio ex collega mi informò. Avevo appena perso colei che amavo più del mio respiro e desideravo solo poter vivere con il frutto del nostro amore. Ma non era possibile, avrei sopportato le pene dell'inferno in eterno se significava tenerti al sicuro. Non potevi stare con me, presto mi avrebbero preso, perciò ti lasciai davanti la casa di un mio buon amico. Fu solo questione di ore che la polizia arrivò e il resto lo sai.-
-Aspetta! Te e papà eravate amici? L'avermi messa alla loro porta non è stato casuale?-
-L'investigatore Miller ed io ci eravamo conosciuti grazie alle nostre mogli che lavoravano spesso insieme. Non gli fu difficile scoprire il mio passato in poco tempo ma gli assicurai che non volevo più avere niente a che fare con quel circolo vizioso. Non so cosa lo convinse a credermi ma lo fece e presto diventammo amici. Era uno dei pochi che credeva nella mia redenzione.-
-Oh...-
-Decisi di chiamarti come lui per ringraziarlo. Sapevo che sarebbe stato un buon padre per te, più di quanto potevo esserlo io. Ogni anno, Oliver mi ha sempre mandato una tua fotografia e una lettera in cui mi raccontava di te, delle tue esperienze, e ogni volta ne ero felice ma soffrivo per il rimpianto, anche. Avrei voluto condividere io tutto questo con la mia bambina.- disse stringendo i denti. Il cuore sanguinante nel ricordare tutto quel dolore.
-Se è così, perché non sei venuto a cercarmi, una volta che sei uscito dal carcere?-
-Avevi la tua vita. Credevi che i Miller fossero i tuoi veri genitori e chi ero io per strapparti a un'esistenza così felice? Cosa potevo offrirti? Sono solo uno scorbutico falegname che vive isolato dalla gente. Sono riuscito a lasciarmi il passato alle spalle ma a quel punto non mi era rimasto più nulla. Ho preferito lasciarti a loro e saperti felice, lontano da me, piuttosto che farti soffrire con la verità.-
Un singhiozzo uscì dalla bocca di Olivia. Dunque era questo che le mancava. Il suo cuore era finalmente sereno e riuscì a guardare quell'uomo per quello che era. Un padre che amava sua figlia a tal punto da sacrificare se stesso. Amare, in fondo, significava anche pensare alla felicità dell'altro senza volere niente in cambio.
-Ammetto che se non mi avessi cercato tu, ti avrei lasciata alla tua vita perfetta senza dirti mai la verità. Mi sono accontentato di foto e lettere per anni, avrei continuato così anche per gli anni che mi restano. Ho sognato di te tante volte, Olivia. Ho immaginato spesso come sarebbe stato bello essere insieme ma la tua felicità viene prima di ogni cosa per me. Se vorrai, ora che sai tutto, starò con te. Ti prometto che sarò il padre migliore del mondo e che recupererò tutti gli anni che siamo stati separati. Ma prima dimmi che mi perdonerai. Ho fatto tutto questo per te ma ti giuro che non ti ho mai abbandonata. Sono sempre stato accanto a te, almeno nel pensiero.- chinò il capo sul tavolo, non avendo la forza di guardarla negli occhi. -Perdonami per essere stato quello che ero.-
Non aveva niente da perdonargli. Maxwell era solo un essere umano che aveva fatto degli errori ma alla fine aveva vinto. Questa vittoria gli era costato una figlia per più di vent'anni però, alla fine, il Destino li aveva fatti incontrare e di questo Olivia gliene era profondamente grata.
La sua vita era perfetta, solo ora. Anche quando sorrideva ai suoi genitori sentiva che le mancava qualcosa e quel qualcosa era lì, davanti a lei. Quell'uomo distrutto nell'anima e nel corpo era suo padre. Colui che l'aveva concepita con amore e che aveva preso decisioni devastanti al solo scopo di proteggerla. Era buono ed altruista, e, di sicuro, meritava di essere amato. Del suo passato non le importava, voleva solo rendere felice il papà che l'amava con tutto il cuore.
Si alzò e andò ad abbracciarlo. Lui, non appena sentì il calore delle sue braccia, alzò lo sguardo su di lei. Gli occhi pregni di amore e speranza.
-Non c'è niente da perdonare. Bentornato... papà.-
Olivia si sposò a fine luglio e insistette che entrambi i suoi padri la conducessero all'altare. Era un onore che era giusto spettasse a entrambi. Da questo suo viaggio alla scoperta della verità aveva acquisito un nuovo papà e non poteva chiedere di meglio. Era stata fortunata e ora poteva vivere pienamente la sua gioia. La sua famiglia si era allargata e il suo cuore era talmente grande da avere spazio per tutti. Fu con immensa contentezza che poté alla fine ammirare il sorriso soddisfatto di coloro che l'avevano resa quella che era, accanto al suo ritrovato papà, in un quadro decisamente impeccabile.
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Bene! Finito anche questo racconto, ora spero di non avervi deluso e di aver toccato almeno un pochino i vostri cuori.
Alla prossima!